Zaira Bartucca dice di averci denunciato (ancora una volta) per le nostre opinioni


La pubblicista Zaira Bartucca ci ha minacciato ancora una volta di improbabili azioni legali qualora non otterrà la censura degli articoli in cui esprimiamo una lecita opinione critica nei confronti degli articoli da lei pubblicati.
Nei mesi scorsi chiese a Google e ad Aruba di censurarci, poi raccontò ai suoi proseliti che lei aveva già richiesto il sequestro del nostro sito. Pare dunque curioso che ora ci faccia recapitare una mail del suo avvocato in cui si afferma:

vi invito e diffido alla immediata rimozione degli articoli, nel termine di 7 gg, significandoVi che, in mancanza di immediata cancellazione, si procederà con le opportune azioni in sede civile e penale al fine di risarcire tutti i danni alla immagine ed alla reputazione della Dott.ssa Bartucca.

La loro tesi pare essere che quanto scritto dalla pubblicista dovrebbe essere ritenuto una verità rivelata che loro non vogliono possa essere commentata:

Le irriverenti congetture ed illazioni avanzate dal vostro blog www.gayburg.com si ritengono destituite di qualsivoglia fondamento, in considerazione delle nota professionalità, capacità e dell'attendibilità delle fonti utilizzate dalla Dott.ssa Bartucca, nell'esercizio dell'attività giornalistica esercitata.

Se non è chiaro perché ci dicano avremmo sette giorni di tempo per censurare opinioni per le quali dicono di averci già denunciato, la missiva pare sostenere che sia fatto divieto reprimere opinioni critiche su chi dice che Putin avesse «la cura» del coronavirus, che Sky promuoverebbe «la pedofilia» o che non sarebbe mai esistita alcuna pandemia.

Il 2 febbraio scorso, in un articolo intitolato "Ennesima diffamazione del bloggino per gay, che ne approfitta per fare una lustratina a Conte" inserito nella categoria "lgbt diktat", la pubblicista scriveva

Certo che la lentezza della Procura, cui abbiamo già affidato due denunce/querele per diffamazione e una memoria, fa per il momento dormire all’anonimo autore o autrice sonni tranquilli.

Ne dovremmo dedurre che siano false le due denunce che diceva di aver depositato o è falso il ricatto in cui dicono che arriveranno denunce se non censuriamo le opinione sgradite alla signora Bartucca? E da quando una pubblicità può usare la stampa per accusare di aver commesso reati non comprovati da alcun giudice?

Nell'occasione, la signora Bartucca lanciò sul suo sitarello populista anche questa opinabile iniziativa dall'odore di diffamazione:


A giudicare da come la signora non abbia pubblicato più nulla, pare che quell'appello figuri come un il suo ennesimo autogol dato che non sembra che nessun altro si lamenti se si esprimono opinioni così come garantito dalla Costituzione. E questo fa sembrare ancor più ricalcolo il suo scrivere a messo stampa che Gayburg sarebbe «un sito nato solo ed esclusivamente per diffamare e per screditare contenuti scomodi». Una frase per cui forse sarebbe lei a dover essere denunciata per diffamazione, soprattutto quando i suoi «contenuti scomodi» non sarebbero altro che frasi ricolme d'odio come queste:

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