Adinolfi da vomito: «Non manderei le mie figlie da un pediatra trans, figuraimoci se gli affiderei la sanità»


Mario Adinolfi si vanta di voler discriminate i professionisti sulla base della loro identità genere, magari preferendo che le sue figlie finiscano tra le grinfie di un prete pedofilo piuttosto che da un ottimo pediatra trans. D'altronde al suo convegno lombardo ospitava preti pedofili ospitati nella fila della autorità ed evidentemente ritiene che chi non è gradito alla sua ideologia debba essere costretto a prostituendosi a causa dello stigma di cui lui si fa promotore.
Invitando i suoi proseliti a discriminare professionalmente i professionisti trans e a vietare che chiunque non condivida la sua passione per le vagine possa lavorare, è parlando al maschile della dottoressa Rachel Levine che scrive:


Immaginatevi ora come Adinolfi inizierebbe a rotolerai per terra sbraitando come un indemoniato se qualcuno rifiutasse un ginecologo perché si definisce "cattolico". O che direbbe di chi dovesse ritenere che il dirsi "cattolico" sia incompatibile con un ruolo da ministro? L'impressione è che il fondamentalista voglia discriminare senza essere discriminato, in quella sua ipocrisia da bulletto privilegiato e violento.

Ormai impegnato da giorni a promuovere odio e violenza contro le donne trans, scrive pure:


Insomma, per spiegare il bullismo ai bambini basterebbe far loro l'esempio di Adinolfi: un violento che sa solo defecare disprezzo contro i deboli. Il tutto con un profitto, dato che l'odio verso le minoranze è il business che ha scelto una volta sostituita la prima moglie e finito di promuovere il gioco d'azzardo.

E non va meglio quando il "giornalista" finge di non sapere che esiste una differenza tra l'ottenimento di una sentenza di condanna per diffamazione o l'inventarsi fantomatici "insulti" che nessun giudice ha ritenuto diffamatori. Sempre guardando ai soldi e spacciando le sue illazioni per verità assolute, scrive:


Insomma, la solita minaccia intimidatoria di chi continua ad accusare tutti di reati penali senza lo straccio di una sola sentenza lo legittimi a diffamare gli altri.
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