I no-choice contestati a Caravaggio. Coghe se la prende con i gay: «La prolifefobia non ha l’appeal mediatico dell’omotransfobia»


Qualcosa non quadra. Se Toni Brandi sostiene che i reati di matrice omofoba siano «libertà di opinione», perché poi sbraita che nessuno deve poter contestare la sua ideologia liberticida volta a sostenere che le donne debbano essere private da ogni diritto di scelta in virtù di come lui esiga siano obbligate con la forza a fare quello che dice lui? E perché elogia chi usa simboli sacri contro i gay per poi sostenere che nessuno debba poter usare i suoi stessi metodi contro la sua ideologia?

Ma andiamo con calma. Secondo il quotidiano populista Il Giornale, a Caravaggio i volantini dell'organizzazione no-choise sarebbero stati cosparsi di sterco. A darne notizia, gaurda caso, sarebbe stato un consigliere regionale di Fratelli d'Italia, il quale è ricorso a quella solite contrapposizioni che tanto eccitano la propaganda populista. Dalla sua pagina Facebook, è dicendo di leggere nella sfera di cristallo cosa sarebbe accaduto davanti a fatti ipotetici che scrive: «Se fosse successo ai manifestanti delle organizzazioni abortiste avremmo assistito all'indignazione generale, alle interrogazioni parlamentari e ai girotondi delle Boldrini. Ma succede ai Provita e quindi tutto passa come normale dissenso. Le regole contro l'odio e contro chi la pensa in modo diverso sono a senso unico? Gli organizzatori dei banchetti hanno ripulito tutto e hanno continuato la loro giornata di sensibilizzazione, mettendoci la passione che li contraddistingue. A loro va il mio incoraggiamento e la mia solidarietà».
Peccato che il suo sostenere che chi vuole togliere diritto alle persone debba essere messo sullo stesso piano di chi difende i diritti civili mostra un'ideologia pericolosa che viene promossa dalla destra italiana. Ma ancor più aberrante è come Toni Brandi si metta ad inveire contro i gay dinnanzi alla società civile che rigetta il suo oscurantismo. Anche lui impegnato nel creare false contrapposizioni come prassi dei populisti, dichiara: «Chiediamo ai buonissimi e angelici progressisti, come la Cirinnà, Boldrini, Zan & compagni, se è normale imbrattare con sterco il banchetto di ProVita & Famiglia che sostiene il diritto universale alla Vita di ogni bambino, durante la giornata nazionale per la Vita, tra l’altro allestito con un’immagine dolcissima di un neonato? Condannerete questa vergognosa azione? Questa non è solo inciviltà. È molto di più. È un avvertimento mafioso che nega non solo la democrazia, la libertà di pensiero e di opinione ma proprio il diritto a esistere».
Buffo, dato che quando un gay viene picchiato a sangue loro dicono che quel fatto non sarebbe mai avvenuto perché l'Oscad non lo classifica.Ed è altrettanto buffo che continuino a propinare presunti fatti legato al vittimismo che li vede piagnucolare da anni che loro si sentono discriminati perché non possono discriminare.

Ancor più tragicomico è la dichiarazione di Jacopo Coghe, anche lui pronto a cercare di fomentare odio asserendo: «Se fosse accaduto a parti inverse tra l’altro, lo avreste saputo tutti, grazie ai telegiornali e ai media asserviti al pensiero unico. Invece noi ci troviamo da soli a fronteggiare ogni giorno imbrattamenti sui nostri manifesti, insulti, attacchi ai nostri camion vela e ogni genere di aggressioni. Non facciamo parte di nessuna lobby forte perciò la ‘prolifefobia’ non ha l’appeal mediatico dell’omotransfobia”. Ma noi non molleremo».
Detto da un'organizzazione vicina alle lobby evangeliche statunitensi, che partecipa ia raduni internazionali dell'omofobia internazionale e che incamera fiumi di rubli dagli oligarchi russi, la dichiarazione fa alquanto ridere. Se davvero crede a ciò che dice, Jacopo Coghe potrebbe spiegarci perché Toni Brandi fosse insieme a Salvini nella villa di Kostantin Malofeev nel 2016?
Ed immancabile è arrivato anche Gandolfini, chiudendo il cerchio delle lobby integraliste: «All’inciviltà stessa dell’atto, alla vile aggressione tipica dello squadrismo, si aggiunge la preoccupante presa d’atto che nel nostro Paese è sotto attacco il fondamento stesso di ogni società democratica: la libertà di pensiero e di opinione. L’agibilità politico-culturale di chi sostiene la vita e la famiglia è seriamente minacciata da un ampio fronte di forze e movimenti che voglio imprimere un pensiero unico sia con la violenza fisica sia tramite normative liberticide degne della Corea del Nord».
Esatto, lui dice che privare le donne da ogni diritto di scelta sarebbe "un'opinione" e che solo nella Corea del Nord si permetterebbe a qualcuno di poter pensare o compiere scelte sgradite alla sua lobby.
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