Le autorità russe sanzioneranno i social network che non hanno censurato i sostenitori dell'oppositore di Putin


I populisti paiono vivere in una costante contraddizione. È infatti tragicomico che quelli che parlando di «censura» a Trump, sostenendo che il fomentare una rivolta armata alla democrazia si «libertà di espressione», siano gli stessi che inneggiano alla Russia di Vladimir Putin. Una Russia in cui le autorità hanno annunciato sanzioni contro i principali social network perché accusati dal potere di aver incitato a manifestare in favore dell'oppositore Aleksei Navalny.
Il Roskomnadzor, ossia l'autohority russa per le telecomunicazioni, ha diramato una nota in cui annuncia: «Facebook, Instagram, Twitter, TikTok, VKontakte, Odnoklassniki e YouTube saranno condannati a pagare una multa per non aver rispettato la regola che prevede di eliminare la diffusione nei confronti di minori di appelli a partecipare a raduni non autorizzati, che in questo caso erano del 23 gennaio scorso». Come nel caso dei gay, anche qui assistiamo ad un abuso dei minori come pretesto per limitare le libertà di espressione delle minoranze.
Intanto il social network russo Odnoklassniki risulta inaccessibile dall'Italia su ordine del Tribinale di Napoli, con l'accusa di aver diffuso streaming illegale. Insomma, nella Russia che piace ai populisti, si può delinquere ma non si può esprimere un'opinione.
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