Dalla Germania all'Australia, i preti progressisti attaccano il divieto alla benedizione delle coppie gay


In Germania si stanno moltiplicando le chiese che hanno deciso di esporre bandiere lgbt con cui manifestare la loro contrarietà alle disposizioni vaticane che vietano la benedizione della famiglie gay. Ed è sempre più numeroso anche il fronte di cardinali, vescovi, preti e teologi che firmano attestati di pubblica vergogna dopo la decisione della Santa Sede di considerare illecite le benedizioni delle coppie formate da persone dello stesso sesso.
Bergoglio pare dunque sempre più solo, con la sua concessione al fronte integralista che rischia di far allontanare quanti lo hanno difeso dagli attacchi dei nostalgici di Benedetto XVI e di contribuire ad un ulteriore svuotamento delle chiese dato che molti credenti non si riconoscono in una chiesa che costruisce muri al posto di ponti.
Ed è così che nelle ultime ore sono ben 212 i professori di teologia per che bollano quel responsum "paternalistico" e privo di qualsivoglia "profondità teologica, comprensione ermeneutica e di rigore argomentativo". Franz-Josef Overbeck ha anche inviato una lettera alle parrocchie della diocesi in cui ha sottolineato come il ricorso della Chiesa alla cosiddetta "legge naturale" per trattare di omosessualità "non è più compreso e nemmeno più accettato".
In Belgio, il vescovo di Anversa Johan Bonny ha confessato di "provare una vergogna indiretta per la mia Chiesa" che benedice "animali, auto, edifici" ma "mostra poco rispetto" per le coppie gay. Con lui, anche il cardinale statunitense Blaise Cupich e il capo dell’episcopato australiano Mark Coleridge non tacciono le loro perplessità.
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