Fratelli d'Italia accusa la Rai censurare i "cattolici" che dicono che l'omosessualità potrebbe essere una malattia


È l'organo ufficiale di Fratelli d'Italia a pubblicare un surreale articolo intitolato "Omofobia, Zan non la racconta giusta: nel 2013 voleva mettere il bavaglio ai cattolici in Rai". Suggeriamo sin da ora a veri cattolici di fare un lungo respiro profondo, dato che molti di loro si sentiranno offesi nell'essere accomunato ai fatti descritti dal partito di estrema destra.

Rabbiosi perché la Rai non ha censurato Fedez su richiesta di Salvini, scrivono:

Le proteste, il richiamo alla Commissione di vigilanza Rai, la stigmatizzazione del servizio pubblico che si fa «megafono» di certe «tesi» senza «alcun contraddittorio». Insomma, c’erano tutti gli ingredienti della censura nell’intervento che Alessandro Zan, padre dell’omonimo ddl contro l’omofobia, fece contro la partecipazione dell’avvocato Giancarlo Cerrelli, all’epoca vicepresidente dell’Unione giuristi cattolici italiani, nei dibattiti Tv in cui si parlava del ddl Scalfarotto, antesignano dell’attuale ddl Zan. A scovare il precedente increscioso per uno che oggi si straccia le vesti sul “caso Fedez”, è stato il giornale Tempi, che ha ricordato la vicenda in un articolo intitolato «Quando Zan chiedeva alla Rai di censurare i cattolici».

Ribadendo il solo sostenere che sarebbe fatto divieto contestare un leghista che invita a bruciare i figli gay nel forno senza che si sia un "contraddittorio" anche se poi Salvin e la meloni fanno solo comizi in salotti televisivi compiacenti, è citando un giornaletto ciellino che tornano al 2013 quando il leghista Cerrelli andò in Rai a sostenere che non fosse provato che l'omosessualità non dovesse essere ritenuta una patologia:


«Dire che è una malattia non è accertato ma sicuramente è un disordine. Noi dobbiamo essere liberi di dire che è un disordine. Perché se viene meno questo non c'è neppure più la possibilità di fare catechismo». È questa la frase che Giancarlo Cerrelli pronunciò nel corso della puntata del 20 agosto 2013 di "Uno Mattina".

Ma è in un trafiletto intitolato "La censura di Zan verso i cattolici" che Il Secolo d'Italia scrive:

I fatti risalgono a quando il dibattito sulla legge contro l’omofobia ruotava intorno al ddl Scalfarotto, uno dei vari poi riassorbiti dall’attuale ddl Zan. Era il 2013. La Rai ebbe l’ardire di invitare a parlarne, oltre a Fabrizio Marrazzo del Gay Center, anche Cerrelli, che aveva una posizione critica su quella legge. «Possibile che in Rai se si parla di gay bisogna ricorrere per forza ad ospiti ultra cattolici e omofobi? Su questo chiederò l’intervento della Commissione Parlamentare di Vigilanza. È impensabile che il servizio pubblico si faccia megafono di tesi, teorie e personaggi che esprimono opinioni discriminanti e che si scagliano contro la discussione in corso in Parlamento, senza alcun contraddittorio politico», tuonò con una nota Zan, allora deputato di Sel.

A quel punto l'articolo pare riportarsi al ventennio, l'articolo pare teorizzare la supremazia dei sedicenti "cristiani":

«Per caso – aggiunse sempre allora Zan – quando si parla di questioni legate al cattolicesimo la Rai invita rappresentanti della comunità gay per esprimere un’opinione?». Stefano Zurlo, riprendendo a sua volta sul Giornale di oggi l’articolo di Tempi, fa notare come proprio questa «domandina» sia «suggestiva», ma, «se si riflette, chiude a doppia mandata la complessità e la ricchezza dell’evento cristiano dentro il ghetto di una speciosissima questione di genere. Peggio di una discriminazione». Tempi, invece, ha sottolineato come quella postilla rappresenti «l’ennesima prova che l’intento di Zan e soci è questo: non importa chi siate o cosa pensiate, ma avete diritto di parola solo se siete d’accordo con noi».

Bhe, in realtà si chiese di non invitare chi nega la realtà scientifica e istiga all'odio.
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