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Lettonia. Un paramedico gay di 29 anni è stato bruciato vivo

«Ho provato a spegnere le fiamme. L’ho preso in braccio e l’ho portato nella vasca da bagno. Ma, a quel punto, le bruciature erano troppo severe: i vestiti abbrustoliti si erano fusi con la pelle». Così Artis Jaunklavin, collega e coinquilino di Normunds Kindzulis, racconta gli ultimi minuti di vita del giovane paramedico lettone.
Il 29enne è stato bruciato vivo perché gay. I fatti si sono verificati nella notte del 23 marzo, quando il ragazzo sarebbe stato cosparso di carburante e dato alle fiamme nel corso di un attacco omofobo.
Già in precedenza Kindzulis era stato vittima di minacce di matrice omofoba, venendo costretto a trasferirsi da Riga nella piccola cittadina Tukums. Ma anche lì gli omofobi non gli hanno dato pace, aggredendolo fisicamente almeno quattro volte.
In un primo momento la polizia ha cercato di liquidare l'accaduto catalogandolo come suicidio, ma i media e le proteste dell'opinione pubblica li hanno convinti ad indagare sull'accaduto.


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