Gianfranco Amato va da Belpietro a dire che il benessere dei lavoratori gay sarebbe un attentato al profitto


È il solito giornaletto di Maurizio Belpietro a pubblicare un surreale articolo a firma del filo-leghista Gianfranco Amato in cui troviamo l'ex organizzazione di convegni "gender" che tenta di far leva sull'egoismo contro il ddl Zan. In particolare, in un articolo intitolato "Il ddl Zan fa ricchi i formatori Lgbt A spese di aziende e partite Iva", Amato tenta di sostenere che il contrasto all'odio sarebbe un affronto al profitto.

Scrive Amato:

Più si analizza nel dettaglio il ddl Zan e più insidie nascoste emergono. Ce n'è per tutti. anche per le tanto bistrattate partite Iva, ovvero i lavoratori autonomi del mondo del l'impresa, delle professioni.
L'articolo 8 dell'ormai famigerato disegno di legge, infatti, prevede espressamente che l'ente governativo denminato Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, noto come Unar, elabori con cadenza triennale una strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle di scriminazioni per motivi legati all'orientamento sessuale e all'identità di genere. Continua l'articolo: La strategia reca la definizione degli obiettivi e l'individuazione di misure relative all'educazione e all'istruzione, al lavoro, alla sicurezza, anche con riferimento alla situazione carceraria, alla comunicazione e ai media.
Per capire di cosa si tratti in concreto, basta considerare che nel 2013 lo stesso Unar già elaborò una Strategia nazionale (che fortunatamente allora riuscimmo a fermare), proprio nei quattro ambiti indicati dal ddl Zan, che vennero definiti assi: (1) Educazione e istruzione, (II) Lavoro, (III) Sicurezza e carcere, (IV) Comunicazione e media.

Insomma, a lui non sta bene che si possa prevenire l'odio, peraltro citando altri progetti. Ed è così che inizia a lamentarsi che l'inclusione sarebbe un costo e che a lui non sta bene che si possa fare formazione. Il tutto per concludere:

Si capisce molto bene, comunque, come dietro questa strategia si nasconda in maniera neanche troppo velata il business dei consulenti aziendali, dei formatori professionali, dei certificatori, di tutta quella pletora di soggetti disposti, previo profumato compenso, a spiegare come imprenditori e professionisti dovranno mettersi in regola con le disposizioni dettate dall'Unar. Un po' quello che è successo in passato con la co siddetta legge 626» (in realtà era il decreto legislativo n. 626/94) sulla sicurezza sul la voro, o con la normativa sulla privacy.

Evidentemente Amato e Belpietro non gradiscono neppure le regole per la sicurezza sul lavoro. E dicono che il benessere dei dipendenti sia un affronto al profitto del datore di lavoro.

A quel punto, inizia a dire che norme riferite alle aziende capirebbero gli artigiani:

Ma davvero, imprenditori, professionisti, artigiani, commercianti, e lavoratori autonomi di vario tipo non hanno nulla da dire su quest'ulteriore fardello burocra tico che verrebbe loro addossato nel caso passasse defini tivamente al Senato il ddl Zan? Resta comunque sempre più chiaro il vero obiettivo di questa proposta di legge, che non ha nulla a che vedere con la tutela penale di omo sessuali e transessuali. Tre sono le vere ragioni di Alessandro Zan: indottrinare non solo la scuola ma l'intera società; imbavagliare chi osa dissentire rispetto al pensiero unico gay friendly: mettere in piedi un business milionario. Tre ottime ragioni per dire no a questo sciagurato e liberticida disegno di legge.

Curioso è come dica si debba poter essere contrari all'esistenza dei gay e che l'odio omofobico sarebbe un diritto.
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