Il partito di Adinolfi non vuole l'educazione al rispetto, ma plaude a chi mostra messaggi omofobi ai bambini


Mirko De Carli, in qualità di rappresentante del partito omofobo di Mario Adinolfi, sostiene che i suoi figli non debbano poter sentire parlare di rispetto nelle scuole, ma a lui va più che bene che migliaia di adolescenti siano esposti a quei vergognosi manifesti che l'organizzazione forzanovista Provita Onlus ha fatto stampare per promuovere odio contro interi gruppi sociali.
Tutto eccitato all'idea che migliaia di bambini verranno esposti alle bugie degli slogan omofobici fatti stampare dalla lobby di Toni Brandi e di Jacopo Coghe, dichiara: «Il Ddl zan deve essere tolto dall’agenda politica del Paese perché non è una priorità in quanto impone una visione ideologica contrastante rispetto a quella che è la libertà di pensiero e che vogliamo tutelare».

Basta l'incipit per comprendere quanto siano ipocrite le sue parole, dato che per capire che lui è contro le libertà basterebbe osservare la ferocia con cui si è sbagliato contro un malato di SLA al fine di sostenere che chi soffre non debba avere alcuna libertà di scelta, ma vada torturato per volontà del suo partitello anche se la Corte Costituzionale ritiene illecite quelle impostazioni.
De Carli ha poi proseguito sostenendo che «i manifesti che sono stati esposti non fanno altro che ribadire i pericoli che si celano dietro il ddl zan, una proposta di legge che vuole imporre una tagliola giudiziaria per limitare la libertà di pensiero e per cercare di omologare tutti a visioni ideologiche distante dai valori costituzionali, a partire dalle nostre scuole. È per questo che riteniamo importante un impegno delle associazioni che si spendono per spiegare quello che è la visione distorta che si nasconde dietro il ddl Zan attraverso anche campagne di manifesti che lo spieghino in maniera semplice e comprensibile. I pericoli che stanno dietro il ddl Zan sono stati avvertiti non solo da noi, Popolo della famiglia, ma da tante altre forze politiche, comprese quelle che fanno parte della maggioranza in Parlamento e del così detto 'centro sinistra'. Ci auguriamo che non venga più ricalendarizzato nell’attività parlamentare a settembre e che il Paese pensi alle difficoltà vere, quali quelle economiche, delle famiglie e del rientro a scuola dei nostri ragazzi e la sconfitta definitiva della pandemia».

Insomma, il signor De Carli giura la veridicità di quegli slogan pieni di menzogne per poi giocarsi la carta dell'egoismo, sostenendo che i perseguitati e le vittime di discriminazione possono attendere perché prima vengono i suoi privilegi. Ovviamente usa i morti per propaganda e si inventa che la Costituzione sarebbe contraria al rispetto nonostante la Consulta dica il contrario. Praticamente siamo davanti ad un reato di calunnia, operato sulla pelle dei bambini.

De Carli ha poi sostenuto che la Costituzione tuteli già la lotta alle discriminazioni: «La tutela delle diversità, del contrasto ad ogni discriminazione avviene già con le leggi presenti che sono capaci di garantire, con le sanzioni previste, il contrasto ad ogni tipo di discriminazione, comprese quelle sessuali. Tutto il resto, compresa l’educazione gender nelle scuole e le pene con detenzione in carcere per coloro che esprimono un pensiero diverso da quello imposto dall’ideologia arcobaleno, sono qualcosa che dobbiamo eludere dal dibattito pubblico e dalle priorità del governo».
Se anche i nazisti ritenevano che gli ariani avessero il diritto di "esprimere opinioni" contro gli ebrei, sterminandoli nei campi si concentramento grazie agli antenati di De Carli, pare un po' strano che De Carli finga di non sapere che la Costituzione preveda principi che vanno poi applicati con delle leggi. Ed infatti, curiosamente, pare saperlo molto bene quando chiede che i malati di SLA siano torturati grazie a vuoti legislativi che non garantiscono i diritti riconosciuti dalla Consulta.

Per comprendere la natura oscena della merda difesa da De Carli, basta guardare il manifesto stampato da Coghe in cui l'organizzazione forzanovista si è ispirata alla propagandare di Silvana De Mari per sostenere che le donne trans "si sentirebbero" tali e non lo sarebbero. Ovviamente usano fotografie che veicolino messaggi ingannevoli, eccitandosi nel fantasticare su nomignoli che servono solo ad istigare alla discriminazione.
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