Jacopo Coghe, dal business dell'omofobia alle torture per i malati terminali


Un malato di SLA ha scritto al ministro Speranza per chiedere che siano riconosciuti i suoi diritti costituzionali, sanciti in una sentenza dalla Corte Costituzionale, in merito al diritto a poter accedere ad una morte dignitosa. Ma è con il suo solito populismo di bassa lega che il fondamentalista Jacopo Coghe, co-presidente dell'organizzazione forzanovista e filo-leghista Provita Onlus, si è messo mette a dire che i morti della pandemia andrebbero usati per togliere diritti si cittadini. E dato che al peggio non esiste finem, inizia a dire che lui vuole imporre cure che però non esistono.



Il giorno in cui a Coghe capiterà la sfortuna di stare davvero male e magari chiederà di essere risparmiato da atroci agonie, magari trovandosi costretto con la forza a dover soffocare nelle sue stesse feci feci, vedremo che cosa penserà di chi cercherà di prolungare la sua sofferenza snocciolando slogan populistici come i suoi.
Il solo pensare che un signorotto che fa soldi vendendo omofobia possa elargire sentenze sulla vita altrui, pronunciate mentre lui se ne sta comodamente in poltrona, non pare davvero accettabile.
Lui soffra quanto vuole, ma la smetta di divertirsi come un sadico a torturare gli altri. Insomma: giù le mani dai malati!

Non serve una particolare intelligenza per comprendere che il firmare per la libertà di scelta dei malati non implica il dovere di optare per una soluzione piuttosto che un'altra, significa solo sottrarsi alle imposizioni di Coghe. Per questo è importante firmare il referendum, garantendo che ognuno sia libero di decidere e che nessuno sia vittima del volere che Coghe vorrebbe imporre sulle vite altrui, magari giocando a dire che sarebbe bello esistessero cure che non esistono.
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