De Carli dipinge Berlusconi come il più cristiano tra i cristiani perché va a donne e nega diritti ai gay


Secondo Mirko De Carli, esponente del partitino omofobo di Mario Adinolfi, Silvio Berlusconi sarebbe un vero cristiano che incarna i valori cristiani grazie alle sue "cene eleganti", alle olgettine, ai suoi molteplici matrimoni e a quella minorenne che tentò di spacciare per la nipote di Mubarak.
Sostenendo che sarebbe stato Adinolfi a convertire il cavaliere, De Carli firma un pezzo dal titolo "Berlusconi riparte da Gesù: la lezione del Pdf a una politica senza radici verso l’alto", presumibilmente scritto per il giornaletto di Adinolfi. E chissà se pensa davvero che un partitico con numeri da prefisso telefonico sia davvero il motivo per cui Berlusconi ha deciso di seguire Orban, Trump, Salvini e la Meloni in un uso politico della religione.

L'adinolfiniano inizia a dire che lui ha lasciato il partito di Adinolfi per le vicende legate alla prostituzione e, soprattutto, perché offeso da come Berlusconi non insultasse Luxuria:

Lasciai il Popolo della Libertà, che mi vide tra i suoi fondatori all’Assemblea costituente all’Eur a Roma, perché il suo leader Silvio Berlusconi pensò di governare il consenso tradendo palesemente quel rapporto genuino con i propri elettori, per lo più famiglie affascinate dal sogno narrato dall’imprenditore milanese, con la incommentabile parentesi delle olgettine e delle foto con Luxuria. Non persi mai il piacere di mantenere un legame vivo con quel mondo perché intimamente convinto che, prima o poi, Berlusconi avrebbe abbandonato i cliché arcobaleno e sarebbe tornato sui suoi passi: non per un convincimento ideale ma per un semplice calcolo di buon senso. Il consenso nasce dall’impegno delle famiglie con la comunità e non da lobby minoritarie e esiziali che usano le leadership per “gonfiare” un messaggio impopolare attraverso la popolarità dell’uomo in voga ai sondaggi in quel momento: Berlusconi conosce perfettamente questa “regola aurea” della comunicazione e per questo ho continuato a provocarlo, stimolarlo e (concediamocelo pure) stuzzicarlo (nel mio piccolo ovviamente).

Insomma, passi il fatto che pagasse delle donne per farci sesso, ma De Carli non tollera che si abbia rispetto dei gay perché da lui ritenuti «minoritari» e dunque da privare da ogni diritto civile e sociale come fecero i nazisti con la minoranza ebraica.
Al solito, oppine le "famiglie" ai gay, come se davvero pensasse che i gay non abbiano famiglie o che molti genitori non concordano con lui sulla necessità di incoraggiar il bullismo e l'odio contro i loro figli perché non ritenuti parte del piano di Adinolfi per la produzione di una gioventù adinolfiniana che abbia il solo compito di produrre reddito con cui mantenere e pagare i suoi privilegi.

Inizia così a dire che le sinistre non avrebbero valori dato che riconoscono il diritto di scelta dei malati anziché imporre il volere di Adinolfi, riconoscono le famiglie che Adinolfi non riconosce e non insultano Luxuria per accaparrarsi i voti degli omofobi:

Abbiamo creato dibattito attorno alla necessità di costruire un’alternativa valoriale rispetto a una sinistra avaloriale, abbiamo portato il Popolo della Famiglia a contaminare liste con Forza Italia con le sue battaglie identitarie ma non ideologiche in tante città d’Italia e infine, sul palco della mia città di Ravenna, abbiamo siglato la definita “messa a fuoco” di un campo vasto, per dirla come la direbbe il mio amico Mario Adinolfi, dove i cosiddetti “principi essenziali” tornavano a essere centrali nella costruzione di un’offerta politica opposta ai radical chic.

Tornando a dire che lui vedrebbe "valori cristiani" da parte del politico che scappa dai processi, inizia a dire che Adinolfi dovrebbe essere emulato dalle sinistre nelle sue campagne contro le famiglie contro la persona. Certo, lui dice sostiene il contrario, ma negare l'amore non significa certo "difendere la famiglia" così come il loro voler imporre dogmi confessionali è contro l'uomo, anche se De Carli sostiene si essere convinto del contrario:

Vedere in questi giorni il quotidiano Il Giornale dedicare ampio spazio al dibattito, aperto da Berlusconi con la sua lettera intitolata “I valori in cui credo”, sull’identità cristiana che vedono coinvolti nomi autorevoli come Mons. Fisichella e Mons. Georg Gänswein, suscita piacere e particolare soddisfazione. Il meticoloso lavoro del Popolo della famiglia, sui contenuti e non sui “contenitori”, ha contaminato un’altra volta: anche per questo chiediamo il voto al nostro simbolo alle prossime amministrative, affinché il nostro peso nelle istituzioni porti gli altri partiti di opposizione alle sinistre a seguirci senza ambiguità nelle dure battaglie a difesa di vita, famiglia e persona.

Insomma, loro vedono cristianesimo in Berlusconi. Una simile affermazione non ha bisogno di commenti.
2 commenti