Ravenna. Il partito di Adinolfi attacca la mancata discriminazione delle persone trans sugli autobus


Mirko De Carli, esponente del partito omofobo di Mario Adinolgi, sembra incapace di parlare al femminile delle ragazze trans. D'altronde sarebbe troppo rispettoso e il suo capo è stato molto chiaro nel precisare che lori fanno soldi sull'istigazione alla discriminazione.
Ed è così che oggi schiuma come un indemoniato perché a Ravenna le ragazze trans potranno usare il loro nome d'adozione sull'abbonamento dei bus senza subire umiliazioni pubbliche durante il controllo del biglietto. In particolare, la sua ira è indirizzata contro una ragazza trans di 15 anni ha lottato con la sua famiglia contro la discriminazione e da oggi otterrà rispetto: dato il suo odio per la famiglia e il suo odio per le ragazzine trans, ritiene che sia inammibbisoile che il controllore non vada da loro a farsi dire nomi maschili tra le risate die presenti, ma forse tutto ciò non stupisce dato che giusto ieri il signorino De Carli diceva che lui ride come un pazzo quando sente che i gay vengono chiamati «fro*i» o quando qualcuno dice che i «i gay hanno l'Aids».

Rabbioso e violento come sua abitudine, il sedicente "cristiano" che dedica a Dio la discriminazione delle persone lgbt scrive:



Al solito, l'adonolfiniano cita sé stesso e una indecente intervista in cui fa leva sull'egoismo dei suoi elettori, dicendo che scrivere il nome corretto sarebbe una spesa pubblica insostenibile dato che a lui non gliene frega niente se delle ragazzine vengono umiliate perché lui è omofobo e odia il rispetto:

Siamo al limite dell’assurdo: ora Start Romagna accetta di sottoscrivere un accordo con un’associazione lgbt per diffondere una tessera di abbonamento “trans friendly” che pubblichi il nome d’elezione e non quello presente sulla carta d’identità. Ci troviamo quindi nella grottesca situazione in cui, il pubblico ufficiale che dovesse sanzionare la persona transgender, si troverà a riconoscerla con un nome non presente all’anagrafe. Quindi puniamo Paola e salviamo Paolo? Mentre che chi si chiama veramente Paolo, di nome e di fatto, viene discriminato solo per rispettare la legge dello Stato che richiede l’esibizione di un documento di riconoscibilità valido.
Start Romagna provveda immediatamente a sospendere questa iniziativa, augurandoci che nemmeno un euro di soldi pubblici sia speso o venga speso per campagne arcobaleno.

Ovviamente lui dice che i soldi vanno usati solo per gli eterosessuali, anche se le vittime del suo odio pagano le tasse quanto e forse più di lui. In fondo anche i nazisti dicevano che permettere agli ebrei di vivere era uno speco di denaro.
Inoltre il signorino offre la sua solita falsa testimonianza, tritando in ballo i documenti di identità. Peccato si stia parlando di una tessera e non di una carta di identità, dato che gli sarebbe bastato informarsi e avrebbe saputo che verrà applicato un bollino che indicherà ai controllori il motivo della discrepanza tra il nome indicato sulla tessera e quello del documento di identità. E neppure si capisce che c'entri l'anagrafe con la tessera erogata da una società di trasporti.

Tra i suoi auto-commenti, il signor De Carli pare eccitato come una cubista del Papeete nel vedere come il suo proporsi come un omofobo che molesta ragazzine 15enni gli ha fatto ottenere visibilità mediatica:



Il mondo pare andare all'incontrario se ad un esponente di un partito che nessuno vota viene permesso di fare sterili polemiche contro la famiglia e contro l'identità di una ragazzina di 15 anni.
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