Pillon vuole negare il diritto di scelta ai malati terminali, ma non ai no-vax che scelgono di far ammalare gli altri


Il senatore leghista Simone Pillon è un sostenitore dei no-vax, come si conviene a chi guarda ad un elettorato di estrema destra. E come loro sostenitore, usa i termini coniati dalla propaganda fascista per sostenere che lui si è opposto alla tutela della vita, sostenendo che chi ha consapevolmente scelto di costituire un pericolo per sé stesso e per gli altri dovesse avere il diritto di imporsi in luoghi affollato e di mettere a rischio la vita di chi ha fatto la propria parte nel contrasto alla pandemia:



La premessa è chiara: il no-vax che crede nel fascismo e non nella scelta ha il diritto di poter scegliere di suicidarsi, sponendosi ad un rischio 30 volte maggiore di finire in terapia intensiva. Ovviamente dice anche avrebbe il diritto di rubare posti letto ai malati oncologici o di mandare degli innocenti in ospedale prima di morire.

Poi, però, dice che quegli stessi diritti non valgono per i malati terminali. Dato che il malato terminale sceglie per sé e non mette a repentaglio la salute altrui, lui non deve avere la libertà che va garantita a chi fa ammalate gli altri.
Promettendo cure che non esistono e promettendo leggi che imporranno l'affetto familiare per editto, è a nome della lobby forzanovista di Jacopo Conghe che scrive:



Cita anche madre Teresa, fregandosi di come si sia poi scoperto che la religiosa infliggesse sofferenze evitabili ai malati per cercare di aumentare il potere politico del suo ordine. Mostrare sofferenti procurava soldi, quindi lei non concedeva i farmaci che avrebbero potuto alleviarle.
Per Pillon, quello è un esempio da seguire per impedire che una persona possa decidere della sua vita contro il volere che Jacopo Coghe vuole gli sia imposto con la forza.
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