Il partito di Adinolfi: «È nostro diritto dare del fr*cio a Michele Bravi perché Checco Zalone dice fr*cio nei suoi film»


Mirko De Carli, in qualità di esponente nazional del partino omofobo di Mario Adinolfi, è stato sospeso per due giorni da Facebook per aver apostrofato Michele Bravi con l'appellativo di "fr*ocio". Ma pare davvero imbarazzante trovare a dirlo che l'avrebbero "censurato" perché non lo lasciano scrivere insulti omofobi. Ed è così che è corso in radio a dire questa roba qui:


Nel suo surreale intervento, è con la sua consueta violenza che il signor De Carli dichiara:

Hanno tutta questa bava alla bocca di voler togliere il diritto di parola a tutti. Appena mi hanno sboccato da Facebook, sono arrivati subito a darmi addosso su Twitter. Mi danno dell'omofobo e del fascista, del razzista perché conformisti e io non ho mai chiesto la censura. Ma perché devono bloccarti?

Innanzi tutto è falso ciò he il signor De Carli dichiara, dato che la sua promessa di querele nei nostro confronti è sinonimo di come lui sia per far censurare chi dice cosa a lui sgradite. E se lui ritiene di poterci denunciare (cosa legittima, anche se le sue accuse non hanno fondamento) perché pretende che agli altri non sia data la medesima facoltà? Non è che il suo problema è che agli altri viene data ragione e a lui no?
E poi c'è una certa differenza nell'insultare qualcuno perché esiste e nel contestare qualcuno sulla base della matrice omofoba o razzista di ciò che esprime. Fatto sta che il signor De Carli riparte:

Qual è il problema che hanno con l'opinione altrui. La parola fr*cio che dà fastidio a qualcuno è presente in tutta la cinematografia italiana del dopoguerra. Basta vedere un film di Checco Zalone.

Sarà. Peccato che la Cassazione abbia sancito, con sentenza 19359 pubblicata il 17 maggio 2021, che dare del "fr*cio" a qualcuno sia diffamazione. Se poi lui vuole andare davanti ai giudici della Cassazione a dire che Checco Zalone lo incita ad essere un bulletto, faccia pure.

Prosegue De Carli:

Noi non possiamo dire "fr*cio" perché noi siamo quelli che hanno capito come funziona il giochetto. E dunque ti devono bloccare, ti fanno il ban. Ti dicono che se non dici le cose come vanno dette, ti togliamo il diritto alla parola. Non mi adeguerà mai alle regole.
Io penso che, quando si accorgeranno che hanno bloccato più di quanta gente hanno fatto parlare, e non gli converrà perché poi la gente si rompe le palle, anche Facebook e Twitter cambieranno perché devono fare soldi e la gente si è rotta le palle.

Peccato che se gli aderenti del suo partitino vengono sospesi perché incitano all'odio, ciò non significa che il resto del mondo senta la necessità di scrivere insulti e diffamare onesti cittadini. E non c'entrano i soldi, c'entra una legge che sancisce come non ci sia alcun fantomatico "diritto" all'insulto e alla diffamazione aggravata.
Inoltre il signorino De Carli non fa una bella pubblicità a Checco Zalone nel sostenere che lui si senta legittimato a insultare perché lo ha visto a Sanremo. Coin questo suo atteggiamento, sta dando ragione a chi ha criticato il suo intervento.

Vantandosi di quanto detto, l'esponente del partito di Mario Adinolfi ha condiviso quella sua "inetrvista" sui social dicendo che l'avrebbero "censurato" perché lui si sente insultato da chi non si fa insultare. E forse nemmeno in un girone invernale ci si aspetterebbe che chi ha dato del "fr*cio" a Michele Bravi sia capace di pubblicare questo:



Ha pure il coraggio di scrivere #stopomofobia quell'omofobo che dà del "fr*cio" a Michele Bravi! A questo punto non è che vuole pure scrivere #stoprazzismo sulle tessere del Ku Klux Klan?
E davvero vuole sostenere che contesta il bullismo sarebbe un "odiatore seriale" verso chi non la "pensa come loro"? Non ha davvero capito che l'odio non è un'opinione ma un crimine?
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