Il partito di Adinolfi: «Michele Bravi è un fr*cio. Drusilla non ha meriti e ci sono tanti etero bravi quanto lui»


Vergognosamente invitato a dare libero sfogo alla sua omofobia dalle frequenze di Radio Café, Mirko De Carli ha fornito i nomi delle persone vittima della sua diffamazione. Tutto ha avuto inizio il 4 febbraio scorso, alle 10.45 del mattino, quando le frequenze di Radio Café hanno parlato del post Facebook in cui De Carli scriveva: "Un frocio dice a una drag queen: se sei qui significa che la meritocrazia esiste. Il merito di avere nel taschino la tessera dell’Arcigay #Sanremo2022".


Chiamato a spiegare quella oscenità, l'esponente del partito di Mario Adinolfi ha ridacchiato tutto soddisfatto: «Non è la verità? Non è una descrizione esatta di quello che è successo ieri sera? Il cantante Michele Bravi è arrivato sul palco. E sappiamo che è un cantante omosessuale. E ha dichiarato davanti a milioni di italiani: se sei qui è segno che la meritocrazia esiste. Ma quale cavolo di meritocrazia? Quella della tessera dell'Arcigay? Qual è il merito di Drusilla? Me lo spieghi tu? Non ci sono migliaia di persone più conosciute di lui che hanno fatto uguale. Ci sono migliaia di artisti eterosessuali altrettanto bravi [..] Mi deve venire un cantante a farmi il pippione a metà della terza serata a dire che ha vinto la meritocrazia? Deve dire che lì perché adesso c'è la quota lgbt come ha detto il grande Checco Zalone e quindi una serata per chi ha il tesserino dell'Arcigay ce la dobbiamo mettere. Checco Zalone è come Alberto Sordi. I conformisti sono loro, non noi».
Peccato che Alberto Sordi non tentasse si insegnare ai bambini che le persone trans vanno costrette a prostituirsi con clienti bigotti e sedicenti cristiani perché c'è un Mirko De carli che le molesta se osano prendere l'autobus senza subire molestie. Ed è imbarazzante che lui si ecciti per le offese di Zalone alle donne trans ma non comprenda che Zalone ha puntato il dito proprio contro l'ipocrisia di personaggi come lui.
A conferma della evidente matrice diffamatoria delle offese di De Carli, la Rai ha offerto un programma quotidiano sulla scia del successo riscosso sui social. Quindi Michele Bravi ha il diritto di parlare di meritocrazia senza essere apostrofo con l'appellativo di "fr*cio". Se De Carli non è d'accordo, vada a Kabul e si arruoli tra i talebani.
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