Il candidato di Adinolfi: «I comportamenti gay fanno male alla salute. I soci del Mario Mieli sono pedofili che vanno arrestati»


Il candidato di Mario Adinolfi ad Alessandria non è un volto sconosciuto a chi contrasta l'omofobia. Il signor Mandelli, già esponente di Provita Onlus, risulta infatti l'autore di un blog chiamato "Samizdat Milano" in cui l'omosessualità viene definita come «un vizio sessuale» e in cui si sostiene che l'omosessualità possa essere «curata».
In un articolo del 17 marzo 2022, il signor Mandelli si mette ad inveire contro il Pd, evidentemente scordandosi di come il leader del suo partitino si sia riciclato come estremista di destra quando non è riuscito a farsi eleggere proprio in quel partito (dove lui sosteneva Renzi). Ed è con toni altamente diffamatori che l'estremista scrive:

Cambiano i tempi, la falce e martello viene sostituita dalla bandiera arcobaleno. Ma la sostanzaa è la stessa. Siamo di fronte alla solita ipocrisia, prepotenza e doppia morale della sinistra, che conosciamo dagli anni di piombo. Da una parte strillano per la legalità, il rispetto e la democrazia violati, quando fa loro comodo. Ma dall’ altro sono i primi a calpestare tutte queste cose, quando non fa più loro comodo.
Avete presente Alessandro Zan? Si’ proprio lui, l’autore del famoso DDL e colui che ci catechizza ogni giorni sulla ncessità del “rispetto” e del “diritti”? Bene, in realtà lui difende tutto il contrario. E cioè l’illegalità, i reati e la violenza.
Il senatore è appena stato ad Alessandria, ridente cittadina del Piemonte orientale, invitato dal gay pride locale. In una intervista alla stampa del posto (vedi intervista al Piccolo) ha detto che lui è “pienemente solidale con la casa delle donne; un presidio che deve rimanere”.

Mandelli si dice dunque offeso da chi offre aiuto alle donne, sostenendo che i loro diritti andrebbero opposte alla religione:

Peccato che la casa delle donne sia uno spazio occupato abusivamente dalle femministe di “non una di meno” . Occupazione che avviene in un edificio ex salesiano in piazzatta Monserrato. Nell’edificio c’ è pure una statua di don Bosco, che gli occupanti hanno arredato come si vede dalla foto.
La struttura edilizia ha subìto vari passaggi di proprietà. Ma sicuramente non è roba loro. Quindi siamo di fronte ad una occupazione abusiva in piena regola, ad un reato. Anzi, ad una serie di reati. Perché le iniziative che si svolgono all’interno di un edificio occupato sono illegali pure loro e prive di garanzie di sicurezza, e quindi sono a rischio per la incolumità della gente che frequenta, femministe comprese.

Sostenendo che sarebbe "squadrismo" il contestare un'amministrazione di destra che vorrebbe finanziare con denaro pubblico organizzazioni no-choise che si battono contro i diritti delle donne, è facedo leva sull'omofobia e sul sessimo che il candidato di Adinolfi prosegue:

Questo collettivo si è poi reso responsabile di varie azioni violente e illegali nella città di Alessandria. Una di queste è l’assalto al consiglio comunale nel novembre del 2018. Era in programma la discussione di una mozione a difesa della vita. Loro hanno invaso il loggione, con urla e striscioni e hanno cominciato a lanciare oggetti. Fino a che il consiglio comunale si è dovuto interromapere. Una azione squadristica in piena regola. Potremmo citare tante altre iniziative squallide effettuate da queste “femministe”, galvanizzate dal fatto di poter commettere abusi impumemente. Una di questè è stato l’ imbavagliamento delle statue di Alessandria nel marzo del 2019.
Ora il senatore Zan viene a dichiarare pubblicamente che questa “casa delle donne” è un presidio “che deve rimanere”, e che lui esprime “piena solidarietà” agli occupanti abusivi.

Insomma, hanno osato interrompere un consiglio comunale e hanno persino osato mettere un fazzoletto su una stata. Ma Mandelli dice che quel fazzoletto sarebbe fascismo, forse ignorando che i fascisti che lo votano non si limitavano a mettere un semplice fazzolettino su di una statua:



In un articolo del 6 maggio dal titolo "Gli apprendisti stregoni del gay pride e la liberazione delle pulsioni", il candidato di Adinolfi scrive:

Si sta aprendo la stagione dei Gay Pride. Eventi che diventano sempre più invadenti e ossessivi. Prima era solo un giorno. Adesso occupano settimane o mesi interi.
Gli organizzatori cercano di dipingerli come semplici feste colorate per combattere le discriminazioni … e la noia. In molto casi hanno tolto pure la parola “gay”. Quindi sono dei “Pride” e basta. Pride di che cosa non si sa.
Straparlano di “diritti”, ma nemmeno questi sono chiari. Tutti (gay compresi) anno già i diritti che vogliono, e anche qualcuno in più, quindi di cosa si lamentano? Allora si inventano dei diritti che non esistono nemmeno in natura, come quello di cambiare sesso o avere figli da coppie gay. Ma nemmeno questo serve oramai per giustificare i “pride” e il loro significato.

Insomma, lui dice che i gay non devono poter avere una famiglia e che non si debba accettare l'esistenza delle persone trans visto che nel loro partito c'è pure quella Sara Reho che invita a "riempirli di botte" negli spogliatoi delle palestre.

Sempre cercando di istigare i suoi proseliti alla discriminazione, afferma pure:

I promotori di questi eventi a questo punto affermano candidamente che lo scopo dei Pride è quello di “liberare le pulsioni”. Evviva la sincerità! Ora, qual’ è il problema di eventi che inneggiano alla liberazione delle puslioni (gay o etero che siano)?
Il problema è che la liberazione delle pulsioni è proprio quello di cui la nostra società NON ha bisogno. Dalle pulsioni libere nasce il peggio del peggio: litigi, violenze, stupri, disonestà, tradimenti, famiglie distrutte, aborti, guerre. Lasciare sfogo ai propri istinti non porta la libertà, ma il contrario esatto, cioè la schiavitù alla parte peggiore di noi stessi.
Una società richiede ben altri valori di quelli propagandati dai Gay Pride, per sopravvivere. Richiede castità, fedeltà, moralità, capacità di sacrificio e di controllo.

Quindi i cittadini di Alessandria sono avvisati: chi lo vota non dovrà poter far sesso sino alle elezioni successive. Ed è sempre dicendo frasi che paiono non avere alcun senso logico che inizia a dire che i divorzi sarebbero colpa dei Gay Pride:

I gay pride sono certo eventi leciti (a patto, ovviamente, che non vìolino le leggi, il comune senso del pudore e il rispetto degli altri e delle religioni), perché siamo in un modo libero dove ognuno può propagandare le sue idee.
Ma sono anche manifestazioni pericolose, dannose e distruttive. Saranno anche partecipate, perché le cose provocatorie e trasgressive sono sempre seguite da una parte dei giovani. Ma ciò non vuol dire che siano cose giuste.
Invece di accodarsi a queste parate, sarebbe necessario far capire ai ragazzi che sono proprio loro le vittime principali del Gay Pride e della sua cultura. Quante famiglie sono state distrutte proprio dalla sudditanza alle passioni da parte di uno o entrambi i genitori? E quanti figli si trovano ora sbandati o contesi fra papà e mamma separati o divorziati, per questo motivo?
Altro che Gay Pride. Serve proprio il contrario per sanare le ferite della nostra società.

Il 29 aprile ha invece preso le difese del suo amato Putin, pubblicando un articolo dal titolo "Sala, perché non ci vai tu a combattere Putin?" in cui Mandelli scrive:

Si sta svolgendo in questa settimana a Milano il convegno “Milano città giusta”. Il classico evento di regime, organizzato dalla amministrazione comunale a nome di tutti i cittadini. In pratica una festa dell’ Unità a carico dei contribuenti [...] Purtroppo il dibattito pubblico non era previsto (alla faccia della democrazia!). In compenso sul teatro campeggiava la scritta “STOP PUTIN”. Avete capito bene, non “STOP GUERRA”, ma “STOP PUTIN”. In pratica un incitamento bellico di parte, e per di più esibito a nome di tutti i milanesi. Di fianco la solita bandiera arcobaleno, la stessa che sventola nei gay pride! Della serie: ” se sei milanese devi per forza essere per la guerra e favorevole alla ideologia LGBT”. E poi dicono che è Putin il dittatore!

In realtà quella era una bandiera della pace, ma Mandelli pare così ossessionato dai gay da non pensare ad altro.

Il 2 aprile tentò invece di difendere Silvana De Mari per il suo aver etichettato i volontari del Mario Mieli come fantomatici "simpatizzanti della pedofilia". Mandelli scrive:

Continuano le bugie contro la dottoressa Silvana De Mari da parte del giornale Repubblica. Un articolo del 18 marzo titolava “Gay “pedofili e necrofili”: nuova condanna per la dottoressa omofoba Silvana De Mari”. Tre falsità in un’unica frase!
In primo luogo, la dottoressa non ha mai detto che i gay sono tutti pedofili e necrofili. La sua critica era rivolta solo alle tendenze culturali di alcune associazioni LGBT, specie quelle (come il circolo Mario Mieli) che prendono il nome da personaggi che inneggiavano effettivamente alla pedofilia, necrofilia e coprofagia. Con l’aggravante di ricevere soldi pubblici per le loro attività.

Ovviamente è falso che Mario Mieli fosse pedofilo, ma fa sorridere il fatto che Mandelli sostenga che qualcuno avrebbe assolto la sua amata "dottoressa" da imprecisate accuse di omofobia:

In secondo luogo Repubblica usa l’aggettivo omofoba, rivolto alla De Mari, e non lo pone nemmeno fra virgolette. Una diffamazione pura, considerando che la dottoressa è stata pienamente assolta dalle accuse di omofobia perfino in sede giudiziaria.
In terzo luogo non si tratta di una “nuova condanna”, come dice il giornale, ma di una vecchia condanna, da cui la dottoressa si sta difendendo.
Per quanto riguarda l’esito dell’ultimo processo, ascoltate qui quanto dichiarato in proposito dalla dottoressa e dal suo avvocato: "Noi rimaniamo solo allibiti perché un cittadino possa trovarsi in tribunale a difendersi, quando sono quelli che lui denunciava a doversi trovare davanti ai giudici, e non come parte offesa!".

Insomma, Mandelli voleva denunciare chi si sente offeso nell'essere definito "simpatizzante della pedofilia". Ed ovviamente Mandelli ci tiene a mostrare quanto lui paia provare piacere nel diffamare le persone:

Non si capisce come un giudice possa far finta di niente su queste cose e condannare invece chi le denuncia! E non si capisce come dei giornali possano fare lo stesso.
Se poi andiamo a spulciare fra le attività e i documenti del circolo Mario Mieli ci imbattiano in immagini come questa:


Se appare evidente che l'immagine riguardasse una serata in discoteca e non le attività di educazione, è offrendo la sua solita falsa testimonianza orientata all'istigazione alla discriminazione che Mandelli scrive:

La scena ci fa ben capire cosa intendano loro per “educazione sessuale”. Cioè tutto il contrario, la lussuria e le ammucchiate! Può una associazione che pubblica cose del genere essere accreditata presso il Ministero come ente formativo? Però la De Mari si trova davanti ai giudici e il circolo Mario Mieli no.
Addirittura nella immagine vediamo una figura, a destra, che assomiglia molto ad una ragazzino minorenne. Lasciamo a voi i commenti!

Forse bisognerebbe capire quali problemi portino il candidato di Adinofi a vedere minorenni in delle bambole, ma il fondamentalista continua a dire che sarebbe vero tutto ciò che dice la sua Silvana De Mari:

La De Mari ha detto che i comportamenti gay fanno male alla salute. Ciò non è affermazione “omofoba”, ma veritiera e addirittura ovvia e doverosa. Specie se asserita da parte di un medico. Nemmeno le associazioni LGBT mettono i discussione questo dato di fatto. E nemmeno l’ OMS, che ha affermato che i gay hanno una percentuale 19 volte più alta di contrarre l’AIDS. E nemmeno i guidici di Torino che nel 2018, al processo contro la De Mari, hanno assolto l’imputata dalle accuse di chi avrebbe voluto condannarla solo per questo. Quindi perchè accusare la De Mari di omofobia, se non per malafede e odio politico? Molto più “omofobi” appaiono quelli che stanno zitti su rischi dei comportamenti e stili di vita gay.

Ed ancora, è attaccando la Magistratura che il candidato di Adinolfi scrive:

Insomma un processo surreale, giustizialista e politico, quello alla De Mari. Una logica persecutoria che non si applicherebbe mai a nessun altro caso di critica ai costumi e alle istituzioni in uno stato libero, e che si può capire solo pensando che non siamo più in una democrazia, ma in un vero e proprio regime. Cercare il pelo nell’uovo delle critiche che la De Mari (e tanti altri) fanno al regime acrcobaleno, significa ignorare la sostanza del problema e attaccarsi ai cavilli per difendere i colpevoli. Questa ideologia perversa sta sostenendo e trasformando in dogmi di fede intoccabili le peggiori follie: dal gender, ai carriera alias, agli uteri in affitto. A questo proposito vi facciamo vedere questa immagine, sempre tratta dal repertorio delle attività del circolo Mario Mieli e che dimostra che questi signori difendono pure l’utero in affitto! Altro che processo all De Mari! Sono loro che dovrebbero andare in galera.

Ovviamente non è strano che Mandelli promuova Silvana De Mari, dato che fu lui ad organizzare un comizio che la vite promuovere fantomatiche "terapie riparative" dell'omosessualità. Ed evidentemente non ha capito che si trattasse di una nuova condanna perché non è la prima.
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