Luigi Carollo sostiene di essere stato lui a far piovere (poi torna a insultare i gay)


Il pastore pentecostale Luigi Carollo sostiene che in Italia abbia piovuto solamente perché lui avrebbe recitato la preghiera di Elia all'incontrario.
Dovessimo prendere per buona la sua tesi, potremmo anche incolparlo per la siccità dato che lui sostiene non abbia piovuto solo perché lui non ha ordinato a Dio di far piovere. Fatto sta che il pastore ha scritto:



E poi chi ci assicura che sia stato proprio lui, dato che già altri rivendicano il merito di aver fatto piovere?



Dopo essersi intestato il merito della pioggia, il pastore è tornato a predicare la parola di Simone Pillon. Traendo spunto da un polemica social del senatore leghista pubblicata alcuni giorni fa, inizia a dire che lui combatterebbe contro i diritti dei gay in virtù di alcune sue fantasia riguardo ad una ragazza che lui sostiene sarebbe «attratta sessualmente dagli oggetti».
Parrebbe, dunque, che lui sostenga che il compagno di vita di un gay possa essere paragonato ad un oggetto inanimato. Ed è curioso lo dica mentre chiarisce che lui non accetta di essere definito «omofono» anche se va in giro a dire che i gay sarebbero «malati mentali» che lui oppone a Cristo in quel suo consueto e blasfemo uso della religione come strumento di istigazione alla discriminazione:



Se non sappiamo da quale fonte il pastore abbia deciso che quell'attrazione dovesse essere di tipo «sessuale», curioso è come lui pensi all'omosessualità anche dinnanzi a notizie che nulla hanno a che fare con l'orientamento sessuale, tentando di paragonare l'amore gay a condizioni probabilmente patologiche.

Tra i commenti, aggiunge:



Anche se è risaputo che a questa gente piace fare la vittima, nessuno definito «omofobo» per questo caso specifico, ma quel termine è stato usato dinnanzi al suo opporsi ai diritti delle persone lgbt o al suo sostenere che i crimini d'odio dovessero essere ritenuti "libertà di espressione". E non è certo la stessa cosa.
Inoltre non si capisce con quale diritto lui pretenda di voler andare da quella povera ragazza ad urlarle in faccia che lui ha stabilito che lei sarebbe sbagliata. E poco importa se si è inventato che lui la metta alla gogna e la derida sui social perché vorrebbe «aiutala» nonostante non pare che lei glielo abbia chiesto: nessuno lo ha reso il giudice supremo delle vite altrui e quindi farebbe bene a non atteggiarsi come tale, soprattutto dopo aver dichiarato di aver sporto denuncia contro chi voleva aiutare sua figlia dopo averla vista usata come una lavagnetta usata per scrivere messaggi anti-gay da pubblicare sui social. Quindi ci dica: se lui non accetta che gli altri possano voler aiutare i suoi figli, con che diritto vuole imporsi ai figli degli altri?
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