Hoara Borselli aizza i propri proseliti contro i Pride, accusandoli di "blafemia"


In conformità alla linea di propaganda dettata dal senatore leghista Simone Pillon e dall'organizzazione forzanovista Provita Onlus, è ormai prassi che ad ogni Pride facciano seguito delle accuse di "blasfemia" lanciate dell'estrema destra. E dato che questa è tutta gente che sa solo ripetere a pappagallo degli slogan, tutte le volte urlano che bisognerebbe prendersela con Maometto se i leghisti vanno in Senato a leggere la Bibbia contro il ddl Zan, dato che loro provano una enorme eccitazione nel pensare a come l'Isis li ucciderebbe.
A rilanciare le immagini confezionate dal partito di Mario Adinolfi è Hoara Borselli, la quale sostiene che decine di migliaia di persone dovrebbero essere ritenute responsabili di un singolo cartello esibito da una singola persona. Dicendo che lei si sentirebbe «nel cuore» dei gay che non chiedono diritti e che subiscono in silenzio le discriminazioni, è con l'evidente intento di istigare alla discriminazione i suoi proseliti che la signora scrive:



Arriva il subito il putiniano che simpatizza per i militari russi impegnato in stupri minorili a dire che i gay sarebbero «depravati», dato che un etero che fa turismo sessuale non porta alcuna colpa alla sua Hoara mentre il singolo cartello di un singolo gay deve imporre maledizioni su interi gruppi sociali:



Ben presto emerge che a nessuno di loro frega nulla di Gesù, ma a loro interessa solo ostentare il loro odio verso i gay e augurarsi che Dio premi chi li insulta e li foofende:



















Solo qualcuno osserva che il fanatismo religioso della Borselli viene meno se si guardano le sue opere:

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