Il partito di Adinolfi paragona i gay alla camorra


Massimiliano Esposito, in qualità esponete napoletano del partito di Mario Adinolfi, si è lanciato nel sostenere che i gay sarebbero come la camorra.
Lo ha dichiarato in un post datato 2 luglio, all'interno di uno dei suoi soliti attacchi alla comunità gay. Inveendo istericamente contro il Napoli Pride, il signor Esposito si è lanciato nel sostenere che sia doveroso battersi affinché alcuni diritti siano riservati unicamente a chi condivide i suoi stessi pruriti sessuali, motivo per cui il suo Gandolfini deve poter adottare tutti i figli che vuole mentre ai gay deve essere vietata una famiglia.
E così decide di giurare che gli eterosessuali avrebbero già «concesso» ai gay fin troppi diritti e che la politica dovrebbe «mediare» con gli omofobi per decidere quali privilegi restino una loro prerogativa basata sulle loro pulsioni sessuali.
Finito il capitolo delle invettive, Esposito inizia a cavalcare la paura. Nonostante lui e il suo capo non facciano altro che denigrare i gay, lui sostiene che gli omofobi si sentirebbero «intimoriti» da una società che preferisce promuovere il rispetto piuttosto che la discriminazione.
Forse non pago della diffamazione dei giorni scorsi, giura che noi gli avremmo «augurato di esser impiccato a testa in giù per rinsavire». Il che appare come l'ennesima calunnia, dato che non è difficile constare l'evidenza di come non abbiamo mai scritto quelle parole.
Arriva così il capitolo dedicato a sostenere che i gay sarebbero come la Camorra e che il rispetto dei diritti umani sarebbe come un "pizzo" per i poveri omofobi che chiedono la sistematica discriminazione di interi gruppi sociali.



Il signor Esposito potrebbe spiegarci perché faccia di tutto per costringerci a dover spendere tempo e denaro per portarlo davanti ad un giudice a rendere conto delle bugie che continua a raccontare contro di noi? Perché è dal 2018 che va in giro a giurare quella balla ed il fatto che tutto faccia pensare che i giudici non abbiano dato seguito alla denuncia sostenne di aver sporto contro di noi lascia pensare che anche la magistratura non abbia trovato riscontri delle sue accuse.
Ai tempi sostenne che quella frase sarebbe stata contenuta in un presunto commento pubblicato su Facebook (di cui noi non abbiamo trovato traccia) che lui dice sia poi sparito. Ma che per quattro anni ci incolpi di quello che lui dice sia stato forse scritto da qualcun altro è un atteggiamento che si commenta da sé, ancor più quando Esposito non pare voler rispondere die commenti in cui i proseliti di Adinolfi progettavano un attentato terroristico contro di noi sulla pagina del loro leader:



Quindi loro vogliono ucciderci per le nostre idee e saremmo noi i cattivi? Saremmo noi a dover andare da Esposito a chiedergli con il cappello in mano che ci «conceda» ciò che ci spetta?
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