Adinolfi insiste nel dire che Carlotta Toschi sarebbe stata «discriminata sul lavoro»


Mario Adinofli sarà anche uno che amare fare vittimismo, ma a noi pare abbastanza ridicolo mentre mendica visibilità sostenendo che Carlotta Toschi sarebbe stata «discriminata sul lavoro» perché un circolo gay riteneva che la sua candidatura in un partito omofobo come quello di Adinolfi fosse incompatibile con i loro valori.
Quell'accusa sarebbe gravissima se soltanto fosse vera, dato che la discriminazione sul posto di lavoro costituirebbe reato penale. Peccato che una avvocato possa essere lasciato a casa in qualunque momento senza neppure dare spiegazione della scelta, dato che è ovvio che un imputato non può essere costretto ad essere rappresentato da una persona verso cui non nutre fiducia. E la signora manco lavorava per loro, dato che la candidata di Adinolfi pretendeva solamente poter fare la volontaria mentre si offriva di aiutare Adinolfi a discriminare i membri dell'associazione.
Ma l'Ordine degli avvocati non ha nulla da dire verso quella loro iscritta che va da Hoara Borselli e su tutti i giornaletti di destra ad insultare e diffamare persone che devono aver paura a ritirargli il mandato perché lei parrebbe vendicativa verso chi osa scegliere di essere rappresentati da altri?

Adinolfi si vanta poi ai aver candidato dei filo-putiniani di ferro che difendono l'invasione armata del suo amatissimo Putin, inventandosi che persino il suo Mirko De Carli sarebbe stato «messo nel mirino dal sito Lgbt Gayburg».
Peccato che noi non abbiamo mai «messo nel mirino» nessuno, dato che esercitiamo solo un diritto di critica verso un politico che difende la discriminazione delle persone lgbt. Easo mai sono loro ad averci messo nel mirino, dato che nel 2016 che Adinolfi diceva che Gayburg «va chiuso immediatamente», nel 2022 diceva di volerci «togliere la pelle» mentre negli anni i suoi proseliti hanno suggerito di ucciderci con «un bel calibro 12 a pompa» o di voler «organizzare una spedizione punitiva» in stile Charlie Hebdo. La loro Carlotta Toschi ha chiesto al nostro provider di oscurarci, mentre ci ha comunicato che Mirko De Carli ci avrebbe querelato attraverso un tag in una storia Instagram, ossia attraverso una modalità che non pare propriamente consona per un avvocato:



Adinolfi privi a vincere quella improbabile causa se vuole sostenere che noi avremmo preso di mira il suo candidato, altrimenti quella sua affermazione rischia di puzzare di calunnia.

Fatto sta che è in un comunicato stampa che lui e il suo nuovo amichetto di CasaPound dichiarano:

Simone ed io abbiamo scelto di presidiare Roma, io come capolista e candidato al Senato, Di Stefano come capolista e candidato alla Camera. Ma siamo entrambi orgogliosi della squadra di seicento cittadini liberi che si sono candidati con Alternativa per l’Italia in tutto il Paese, pagando anche prezzi per questa loro scelta politica difforme dai diktat del mainstream: penso all’avvocato Carlotta Toschi pesantemente discriminata sul lavoro dal circolo Lgbt del Cassero, che sarà nostra capolista a Bologna per la Camera, o a Gianfranco Vestuto direttore di Russia News e difensore di una visione diversa sul conflitto con l’Ucraina che presidierà il Senato in Abruzzo o a Mirko De Carli, consigliere comunale di Riolo Terme messo nel mirino dal sito Lgbt Gayburg. Nelle Marche sempre al Senato capolista è Cristiana Di Stefano (no, non è parente), una disabile che rifiuta la campagna per la mattanza di Stato dei disabili chiamata suicidio assistito o eutanasia, chiedendo piuttosto un’attenzione sociale tutta diversa per i portatori di handicap gravi. Per la Camera nelle Marche in testa alla lista c’è il dirigente del Popolo della Famiglia, Fabio Sebastianelli. In Umbria alla Camera capolista sarà il dirigente di Exit, l’altra formazione che con il PdF compone la federazione di Alternativa per l’Italia, Davide Di Stefano. Ora comincia un mese di campagna elettorale e il 25 settembre Alternativa per l’Italia sarà la sorpresa delle urne.

Ma davvero Adinolfi pensa di poter convincere qualcuno che i suoi candidati starebbero «pagando anche prezzi per questa loro scelta politica difforme dai diktat del mainstream» solo perché qualcuno osa esprimere il proprio diritto di critica verso le loro pretese. E perché Adinolfi nega che vietare il sacerdozio ai preti sarebbe discriminatorio mentre urla che un esponente di un partito omofobo andrebbe imposta a chi ha subito discriminazione omofobe?
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