I ministri del governo Meloni e la loro omofobia


La signora Meloni, ossia quella tizia che urla sempre e che andò dai fascisti di Vox ad inverdire contro fantomatiche «lobby gay» non è mai stata una fan dei diritti umani. Ma è difficile non provare imbarazzo nel constatare come paia non esistere membro del suo governo che non si sia contraddistinto per affermazioni omofobe.
Secondo Antonio Tajani, neo ministro degli affari esteri, «la famiglia senza figli non esiste». Il nuovo ministro della giustizia, Carlo Nordio, ha giurato al cospetto di Pillon che «la pedofilia è un orientamento sessuale». Per Matteo Salvini, ministro delle infrastrutture, padre di figli avuti con ragazzine diverse ed ora fidanzato con una ragazzina che andava a prendere a scuola, dice che «scimmiottare matrimoni o addirittura figli o adozioni non fa parte del futuro del progresso». Giuseppe Vladitara, ministro dell'istruzione, si è schierato contro le unioni civili mentre Daniela Santanché, neo ministra del turismo incaricata di assegnare le concessioni al suo stabilimento balneare, dichiarò che «la legge contro l'omofobia non serve».
Roberto Calderoli, ministro agli affari regionali, pensa che «un bacio tra gay mi fa schifo» mentre Eugenia Roccella, ministra alle pari opportunità, dichiarava che la «la legge sulle unioni civili è la fine dell'umano». Maria Elisabbetta Cartellati, ministra per le riforme, asserisce che «lo stato non può equiparare matrimonio e unioni civili, né far crescere un minore in una coppia che non sia famiglia».
Infine Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del consiglio, affermò che «il disegno di legge sulle unioni civli è una pazzia».
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