È morto Joseph Ratzinger, il Papa preferito dalle lobby omofobe


È morto Joseph Ratzinger. Nato il 16 aprile 1927, si iscrisse alla gioventù hitleriana nel 1941. A 12 anni entrò in seminario e vi restò fino alla sua chiusura nel 1942, quando venne trasformato in sede militare dai nazisti. Nel 1943 fu arruolato come personale di supporto alla Luftwaffe.
Divenuto capo della Congregazione per la dottrina della fede, è nel 1986 che firmò un documento che avrebbe rappresentato la base dell'omofobia più violenta degli anni seguenti, asserendo che «la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l'inclinazione stessa dev'essere considerata come oggettivamente disordinata».
Da Papa non smise mai di incitare i gruppi fascisti all'odio, sostenendo che i matrimoni gay fossero «un’offesa contro la verità della persona umana» e «una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace». Tentò persino di sostenere che danneggiassero il matrimonio tra uomo e donna perché «contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale». Secondo lui, tali principi sarebbero «inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione» e «comuni a tutta l’umanità». Frase che spesso i vari Pillon ei vari Adinolfi amano ripetere a pappagallo mentre difendono chi commette reati d'odio.
Raztinger ha ricevuto la speaker del Parlamento ugandese Rebecca Kadaga, promotrice di una legge che avrebbe criminalizzato l’omosessualità e punito i gay con ergastolo e con la pena di morte come «regalo di Natale» ai cristiani.
Prima delle sue dimissioni, fu accusato di essere a conoscenza di alcuni casi di pedofilia avvenuti nella sua diocesi e di aver taciuto mentre centinaia di bambini venivano stuprati.
Si disse contrario all'uso di preservativi in Africa per contrastare l'HIV, si schierò contro i Di.Co. nel 2007, contro il testamento biologico ai tempi del caso Englaro e definì il '68 come «una concausa della pedofilia».

Usato da Matteo Salvini a sostegno delle sue politiche razzista, dai fascisti a sostegno dell'omofobia e dai secessionisti a rappresentanza dell'estrema destra, viene oggi celebrato da personaggi come Pillon, Adinolfi, Voghe e don Lazzara:



Naturalmente lo piange anche Salvini che, su suggerimento di Steve Bannon, lo usò contro Papa Francesco a sostegno delle sue politiche contro i migranti e a sostegno dei muri costruiti da Trump e da Orban:





Ed anche Giorgia Meloni si è gettata sul feretro ancora caldo, peraltro sostenendo che lei sarebbe la rappresentante del clero:



Insomma, ai populisti verrà a mancare un punto di riferimento da usare a proprio piacimento a sostegno di qualunque loro progetto mirasse a limitare le libertà personali dei cittadini.
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