La diocesi di Parma si fa sponsor delle torture ai malati terminali pretese da Adinolfi


Il vescovo di Padova risponderà a Dio per l'oscenità dei contenuti di quel programma di propaganda che fa condurre a Mario Adinolfi sull'emittente della diocesi. E se già suscita orrore la sola idea che una diocesi possa aver deciso di dare spazio mediatico a chi simpatizza per i pedofili russi che risultano impegnati nello stupro di ragazzine ucraine di quattro anni, già nella scorsa puntata abbiamo dovuto sorbirsi un Adinolfi che paragonava le famiglie gay al rapporto che lui ha con i suoi amici del fantacalcio al fine di corrompere i telespettatori quell'odio omofobico che lui utilizza per arrotondare i proventi dal gioco d'azzardo.
Questa volta ha urlato che lui ordina che lui vuole che sia punito chi ha rispetto per le decisioni dei malati terminali, proponendosi come il no-vax che dice che lui voleva poter essere libero di andare nei luoghi di lavoro a far ammalate gli altri mentre sostiene che ai malati terminali vadano imposte atroci sofferenze contro la loro volontà perché lui vuole torturarli.

E così, Adinolfi è tronato a dare la sua falsa testimonianza e a mentire sulla realtà dei fatti inventandosi che il rispetto delle scelte del malati sarebbe una «mattanza a pagamento dei disabili». Una mistificazione bella e buona, dato che manco satana arriverebbe mai a sostenere che un malato di Sla possa essere definito «disabile» o che si possa definire «mattanza» la sua mancata tortura per volere di un partito che dice di volersi ispirare al Qutar in termini di diritti umani:



Adinolfi basa la sua propaganda sul negare che la vita abbia un certa livello di qualità, e che quando non esiste quella qualità di vita viene a mancare, gli altri dovrebbero essere liberi di poter scegliere di morire con dignità anche se Adinolfi vorrebbe costringerli a soffrire sino a quando non verranno soffocati dalle loro stesse feci.
Ed ovviamente non esiste alcuna «mattanza» quando è la persona interessata a decidere di dire basta. Se Adinolfi non è d'accordo con le scelte altrui, pensi alla sua vita e la smetta di mettere becco nella vita altrui. Il fondamentalista dice poi che lui contesta il fatto che le cliniche svizzere vadano pagate, ma forse dimentica che la gente viene costretta ad andare là perché lui e ai fondamentalisti impediscono che i malati possano esercitare il loro diritto di scelta in Italia. Ed ovviamente se la prende con un Cappato che si batte perché quel diritto sia garantito, non con quei tanti preti italiani che sono andati di nascosto a morire in Svizzera senza avere il coraggio di battersi per dare diritti a chi soffriva come loro.
Probabilmente Satana in persona si sarà collegato con l'emittente della diocesi di Padova per gustarsi il momento in cui Adinilfi è arrivato a dire che quello sarebbe un «mercato della disperazione». E se fa ridere che a scegliere quella definizione sia un giocatore d'azzardo che campa sul mercato dell'omofobia, ad Adinolfi andrebbe ricordato che è lui a negare quel diritto e a creare quella disperazione che cerca di usare per far soffrire i malati.

Dato che parlare con Adinolfi sarebbe come parlare con un muro, è alla diocesi di Padova che chiediamo se si rendano conto di quale linguaggio irrispettoso delle sofferenza abbiano inferto alle famiglie di chi soffre. Perché se chi è in salute prova orrore e disgusto davanti ad una simile banalizzazione della sofferenza, è difficile capire quale offesa abbia arrecato Adinolfi a chi quelle situazioni le vive in famiglia.
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