Lo squallore di Adinolfi che mendica visibilità insultando i Maneskin


Mario Adinolfi non pare un grande esperto di musica, dato che è persino riuscito a dedicare una canzone che parla di uno stupro pedofilo di una bambina a sua figlia. E neppure pare titolato ad accusare gli altri di organizzare carrozzoni, dato che quel termine pare molto più appropriato per definire i suoi blasfemi rosari anti-gay o le sue manifestazioni davanti all'Ariston per protestare contro la presenza di Elton John. Frasi che spinsero i suoi proseliti ad invocare l'Isis nella speranza che potessero organizzare un attentato terroristico nel suo nome.

Ma dato che a lui piace vomitare odio per ottenere visibilità, si improvvisa critico musicale che boccia la musica dei Måneskin perché lui ama insultarlo gratuitamente cone atto di ritorsione verso la loro difesa dei diritti lgbt:



Ovviamente dice che a lui non sta bene che possano essere stati invitati a Sanremo e che a lui non sta bene che Damiano possa essere seguito da dei medici anziché negare l'efficacia dei vaccini come fa lui. Ed ovviamente usa a sproposito la parla "pride" quasi volesse chiarire la sua ossessione omofoba.
Ma se a vent'anni anni qualcuno prende psicofarmaci, è perché uno psichiatra ha deciso di prescriverglieli dopo visite specialistiche, dato che Damiano non potrà di certo scriversi le ricette da solo. Il fatto che lui lo dica senza problemi significa che non se ne vergogna, esattamente come un diabetico si vergogna di prendere insulina. Ma è violando la dignità umana e usando problemi medici come strumento per screditare chi verrà chiamato a cantare (e non a parlare di farmaci) è un qualcosa di osceno.

A quanto pare, a chiedere il suo ininfluente parere sarebbe stata l'Adnknos:



A loro avrebbe dichiarato:

I Maneskin tentano di entrare nell'immaginario con schemi, baracconate, mise en place, spettacolini, vestiario, ammennicoli, ma questo mi interessa molto poco. Viene ripercorso in maniera totalmente manieristica l'immaginario che una volta era stimolato dal rock'n'roll. La cosa preoccupante è la narrazione che ribalta il falso e il vero, che dice che essere 'fuori di testa' sia un bene a vent'anni, ecco, questo mi preoccupa molto.

Se non si capisce perché Adinolfi ritenga di essere il giudice supremo che dovrebbe decidere cosa sia "vero" o "falso", la sua irrisione dei problemi psicologici si commenta da solo. Ma visto che Adinolfi si crede un genio incompreso, ha pure la pretesa di dare consigli non richiesti:

Fate tutte le baracconate che volete, non sarete ricordati purtroppo, perché non è quello che vi renderà qualcosa che resta. Ma il mio mediocre consiglio da boomer è quello di fare musica migliore, di raffinare il messaggio: ormai sono passati anni dal vostro esordio, e il vostro sembra un esercizio di marketing secondo cui questo essere 'fuori di testa' è solo calcolo. Questo può far bene alle vostre casse, ma molto male a chi vi segue.

Peccato che un Adinolfi che incita gli omofobi a fare del male agli adolescenti fa male a chi lo segue. I suoi blasfemi rosari anti-gay fanno male a chi vi partecipa. E se l'odio omofobico fa bene al suo conto in banca, non fa bene a chi è sua vittima.

Da notare è anche come le pparolechiave usate da Adinolfi siano le stesse usate da Porro, qasi come se dietro il loro attacco squadrista ci fosse una regia comune.
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