Provita Onlus chiede alla Meloni una legge che vieti ogni rappresentazione delle persone lgbt sulla Rai


L'organizzazione forzanovista Provita Onlus è tornata a chiedere a Giorgia Meloni una legge ispirata ad Orban che possa vietare ogni rappresentazione dell'omosessualità sui media. Sostenendo che un orientamento sessuale possa essere "propagandato" come ama sostiene quel loro amato Putin che manda i suoi militari di leva a stuprare bambine di 4 anni, la loro organizzazione ha lanciato questa patetica petizione:



Ricorrendo alla paura e all'abuso dei minori come loro abitudine, Jacopo Coghe dice che nel corso dello scorso anno ci sarebbero stati cinque programmi in cui si è parlato di persone lgbt e a lui non sta bene. Anzi, precisa che con il canone dei gay bisognerebbe finanziare solo scene eterosessuali che esaltino l'eterosessualità.
D'altronde è noto che per tanti adolescenti lgbt è importante trovare rappresentazioni di sé stesso nei media, motivo per cui Coghe vorrebbe che tutto questo fosse negato in modo da far loro del male. Ma dato che non è ballo dire che lui vuole torturare i gay, si inventa che le persone lgbt sarebbero "confuse" e basterebbe imporgli una propaganda eterosessualista per obbligarli a fingersi eterosessuali.

Nel testo della loro petizione, scrivono:

Nel corso del 2022 la Rai ha usato i suoi programmi, finanziati col canone obbligatorio dei cittadini, per promuovere una visione ideologica e faziosa in tema di sessualità e identità di genere.

Tra le occasioni di propaganda ricordiamo:
  • Marzo 2022: programma “D-SIDE, Il lato diverso delle cose” (RaiPlay), puntata sull’identità di genere con Francesca Vecchioni, esponente di spicco della comunità LGBTQ, e Leonardo Santuari, giovane “influencer transgender” che ha raccontato sui social la sua transizione sessuale da ragazza a ragazzo;
  • Aprile 2022: programma “Via delle Storie” (Rai1), puntata sull’identità di genere con la partecipazione di Maddalena Mosconi, una psicologa che sostiene la necessità di accompagnare anche i minori che ne facciano richiesta alla transizione;
  • Agosto 2022: programma “SEX” (Rai3), puntata sull’identità di genere con Vladimir Luxuria e giovani ragazzi e ragazze transgender;
  • Ottobre 2022: fiction “Mina Settembre” (Rai1), episodio con la presenza di uno studente maschio che “si sente” femmina;
  • Dicembre 2022: programma “Fame d’Amore” (Rai3), ben due puntate con la presenza di storie di giovani con disforia di genere e che hanno intrapreso o desiderano intraprendere terapie ormonali a base di testosterone od operazioni chirurgiche per sembrare uomini (modifica del tono di voce, aumento della massa muscolare, crescita di peluria maschile, rimozione del seno, etc).

In una di queste due puntate la ragazza che sta assumendo da mesi il testosterone per sembrare un uomo afferma davanti ai suoi amici che “la terapia ormonale è la chiave che ti libera a livello sociale”.
Un messaggio ideologico potenzialmente pericolosissimo per migliaia di giovani confusi e a disagio con la loro identità, che potrebbero così essere indotti a desiderare l’assunzione di pesanti farmaci ormonali per alterare il loro corpo e sentirsi “liberati” da disagi di ben altra natura.

Se ad essere ideologica è solo la loro negazione della realtà e la loro volontà di infliggere dolore agli adolescenti lgbt, è fastidioso come Coghe insista nell'usare i bambini per le sue campagne contro i loro diritti nella speranza che qualche integralista possa credere che l'odio serve ai poveri bambini che devono essere resi vittima di discriminazione.

E dato che l'elettore di destra ama i soldi, Coghe tenta persino di convincerli che sarebbe nel nome dei soldi che bisognerebbe imporre una censura in stile talebano:

Firmando ora questa petizione ci aiuti a chiedere al Governo di intervenire con urgenza sulla dirigenza della Rai per impedire che il nostro canone continui ad essere usato anche nel 2023 per promuovere l’ideologia gender e la transizione sessuale dei minori e dei più giovani, con narrazioni emotive, faziose e parziali.

Detto da gente che compra spazi pubblicitari pe promuovere le loro ideologie faziose e parziali, l'asserzione finale appare quasi tragicomica. Ed è comico che a loro non vadano cinque programmi all'anno in cui si parla di persone lgbt e siano siano tutti felici per le 52 messe in diretta televisiva pagate con i soldi del canone.
Incommentabili sono poi i loro tag, perché il tentativo di sostenere che l'odio omofobico sarebbe a "tutela dei minori" è davvero indecente.
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