Provita Onlus continua a chiedere la totale censura delle persone lgbt sulle reti Rai


Dopo aver lanciato una patetica petizione volta a chiedere la sistematica censura delle persone lgbt sulle reti Rai in stile russo, l'organizzazione forzanovista Provita Onlus ha diramato anche un surreale comunicato stampa, ovviamente infarcito di ideologie e menzogne, volto a cercare di spaventare i bigotti a sostegno dell'agenda integralista da loro promossa.

Invocando l'intervento di Giorgia Meloni contro la verità della natura umana, il loro Jacopo Coghe dichiara:

Nel 2022 la Rai ha abusato del canone che gli italiani sono obbligati a pagare per fare propaganda ideologica gender e LGBTQ nei suoi programmi: con una petizione firmata in 24 ore già da 15.000 cittadini chiediamo quindi al Governo di intervenire sulla dirigenza Rai per impedire che nel 2023 prosegua questa folle promozione della transizione sessuale di minori e giovani tramite pesanti terapie ormonali e devastanti interventi chirurgici.

E già qui il signor Coghe dovrebbe spiegarci chi mai avrebbe deciso che la transessualità sarebbe "ideologia" o che dare rappresentanza a tutti i cittadini sarebbe un "abuso" del canone pagato anche dalle loro vittime. Inoltre pare folle il suo sostenere che l'identità di genere possa essere "propagandata" come sostiene Mosca, ancorpiù se associano la loro asserzione a quella truffa "gender" che esiste solo nella propaganda ideata dalle lobby evangeliche legate alla destra statunitense.
Inoltre Coghe si inventa persino che parlare di transessualità significherebbe "promuovere" qualcosa, quasi come se lui ritenesse di non aver cambiato sesso solo perché non sapeva che si potesse fare. Inoltre è curioso tiri in ballo fantomatici "interventi chirurgici" sui minori che, di fatto, non esistono.

Non contento, il signor Cogeh inizia a dire che la sua furia deriverebbe dalla presenza di persone lgbt nei programmi, finendo col confondere orientamento sessuale e identità di genere:

Nei mesi scorsi la Rai ha usato fiction, programmi, talk, cartoni animati, servizi e serie Tv per affrontare in modo fazioso e ideologico temi come l’identità di genere, l’orientamento sessuale, la transizione e la sessualità. Il caso più recente è stata la puntata dello scorso 19 dicembre del programma “Fame d’Amore” condotto su Rai 3 da Francesca Fialdini, dove l’assunzione di testosterone a vita da parte di una ragazza per apparire in sembianze maschili è stata presentata come “la chiave che ti libera a livello sociale”, senza alcuna contestualizzazione medico-scientifica. Un messaggio grave e pericoloso che potrebbe indurre migliaia di giovani fragili e confusi a desiderare di assumere farmaci ormonali o a ricorrere a interventi chirurgici menomanti e irreversibili per essere “liberati” dai loro disagi psicologici. Per questo chiediamo al Governo di agire affinché la Rai smetta di usare i suoi palinsesti e il canone degli italiani per veicolare ideologie politiche faziose e particolarmente dannose per il pubblico più giovane.

Peccato risulti molto fazioso il loro sostenere che Giorgia Meloni dovrebbe imporre un pensiero unico perché a loro non sta bene che qualcuno possa esprimere opinioni a loro sgradite senza la presenza di un rappresentante delle lobby omofobe. Ed è quasi comico lo raccontino ad una parte politica ch esui vaccini non vuole che venga dato spazio a medici e scienziati.
Ovviamente giura che la mancata discriminazione sarebbe "pericolosa" per i bambiniprima di proclamarsi come "fonte" unica delle sue accuse:



Al link indicato troviamo un altro articolo ideologico in cui l'organizzazione forzanovista dichiara:

Identità di genere, transgenderismo, personaggi Lgbtq e propaganda della sessualità fluida come se niente fosse, trattati spesso – o sempre – senza alcun contraddittorio e con una visione parziale ed edulcorata.
E’ a quanto ci ha abituato, negli ultimi mesi e in tutto il corso del 2022 appena concluso, la Rai. Ebbene sì, la tv di Stato, detentrice dell’importantissimo compito di servizio pubblico e finanziata con il canone, pagato da milioni di cittadini. Un canone che, evidentemente – come denunciamo noi di Pro Vita & Famiglia anche con una petizione – viene usato, appunto, per promuovere l’ideologia gender, senza dimenticare i casi di blasfemia e messaggi anticristiani dello scorso Sanremo. Per questo proprio la petizione che abbiamo lanciato vuole chiedere all’attuale Governo di intervenire con urgenza sulla dirigenza Rai, per impedire che il canone continui ad essere usato anche nel 2023 per promuovere l’ideologia gender e la transizione sessuale dei minori e dei più giovani, con narrazioni emotive, faziose e parziali.

Negando che il canone non venga pagato solo dagli omofobi, si inventano anche qui che la presenza di persone gay servirebbe a "promuovere" l'omosessualità. Ovviamente tirano in ballo la solita truffa della fantomatica "ideologia gender" prima di sostenere che in una serie televisiva non dovremmo poter vedere due uomini che si baciano senza la presenza di un Adinolfi che li insulti.

Sempre senza spiegare che diamine quel loro "gender" che usano a casaccio, proseguono dicendo che a loro non sta bene che le persone transessuali possano esercitare la loro libertà di parola e di opinione:

E di casi pro-gender ce ne sono, purtroppo, tanti. Come il programma “D-SIDE, Il lato diverso delle cose”, su RaiPlay. A marzo 2022 è andata in onda una puntata sull’identità di genere con Francesca Vecchioni, esponente di spicco della comunità LGBTQ, e Leonardo Santuari, giovane “influencer transgender” che ha raccontato sui social la sua transizione sessuale da ragazza a ragazzo.
Oppure ad aprile, quando con il programma “Via delle Storie”, su Rai1, la rete ammiraglia della Tv pubblica, ha trasmesso una puntata sull’identità di genere con la storia della transizione di un adolescente e la partecipazione di Maddalena Mosconi, una psicologa che sostiene la necessità di accompagnare anche i minori che ne facciano richiesta alla transizione.
E ancora il programma “Sex” – siamo ad agosto 2022 e siamo su Rai3 – con un episodio sempre sull’identità di genere con esperienze di giovani ragazzi e ragazze transgender e con il commento di Vladimir Luxuria. Poi la fiction di successo “Mina Settembre”, di nuovo su Rai1, protagonista, ad ottobre scorso, di un episodio con la presenza di uno studente maschio che “si sente” femmina.
E infine, ma i casi non sono di certo finiti, qualche settimana fa – a dicembre – ben due puntate del programma “Fame d’Amore”, su Rai3, hanno trattato l’argomento di giovani con disforia di genere e che hanno intrapreso o desiderano intraprendere terapie ormonali a base di testosterone od operazioni chirurgiche per sembrare uomini. Una vera propaganda di tutto ciò che ne consegue: modifica del tono di voce, aumento della massa muscolare, crescita di peluria maschile, rimozione del seno, e così via.
Questi, appunto, solo i casi più eclatanti, senza contare i continui riferimenti gender – velati o meno - in altre serie, talk show o programmi.

Insomma, secondo loro cinque programmi in un anno sarebbero un'offesa per quei camerati che vanno in giro a dire che i reati d'odio sarebbero "libertà di espressione" come sostiene Coghe. Ed è sempre cercando di spaventare gli sprovveduti che proseguono:

Tra questi contenuti forse uno più di tutti è stato una palese propaganda gender e altrettanto palesemente pericoloso e scandaloso: la puntata del 19 dicembre di “Fame d’Amore” (Rai3). Nell’episodio, infatti, una ragazza che assume testosterone da diversi mesi per sembrare un uomo afferma soddisfatta davanti agli amici che «la terapia ormonale è la chiave che ti libera a livello sociale».
Un messaggio grave e pericoloso, che può indurre un giovane in crisi sulla propria identità sessuale a desiderare di assumere farmaci ormonali per tutta la vita o subire interventi chirurgici per alterare e menomare il proprio corpo e sentirsi “liberato” dai disagi. Un invito rischioso anche se pensiamo alle centinaia di persone cosiddette “detransitioner”, le cui storie ci arrivano soprattutto dall’estero. Si tratta di giovani che, una volta intrapreso l’iter di cambio di genere, si sono poi pentiti, ma che spesso si sono trovati – e si trovano tuttora – in un drammatico stallo, poiché impossibilitati a tornare indietro dopo aver concluso interventi irreversibili.

Anche qui il signor Coghe pare voler far leva sull'ignoranza dei suoi proseliti, inventandosi che si stava meglio quando le persone lgbt venivano trovare ammazzate nei fossi. Ed è sempre asserendo che sarebbe vero quello che dicono loro solo perché lo dicono che proseguono:

E’ questo che vuole la Rai? È questo che vogliono milioni di cittadini che la finanziano pagando il canone? Con la petizione lanciata qualche giorno fa Pro Vita & Famiglia vuole intervenire proprio su questi aspetti, per impedire che il canone continui ad essere usato anche in questo 2023 per promuovere l’ideologia gender e la transizione sessuale dei minori e dei più giovani. La richiesta è diretta e altrettanto semplice ed è indirizzata all’attuale Governo: basta propaganda gender sulla Rai!

Peccato che anche milioni di persone lgbt paghino il canone e andrebbe dimostrata la teoria per cui sarebbe da ritenersi "ideologia" la mancata censura della verità al fine di dare ragione ad un Jacopo Coghe che fa soldi dicendo che le sue pulsioni sessuali lo renderebbero "ariano".
E se Coghe continua a giurare che lui non è gay solamente perché cresciuto in anni in cui i gay venivano picchiati a sangue, forse dovrebbe farsi qualche domanda.
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