Il partito di Adinolfi vuole portare un feto sul palco di Sanremo


Il fondamentalista Mario Adinolfi è stato molto chiaro chiaro sul fatto che lui esige leggi che impongano le sue scelte sul corpo delle donne, dicendo che il diritto di scelta andrebbe garantito unicamente ai negazionisti che pretendono di poter far ammalare gli altri.
Quindi non stupisce che il fondamentalista abbia dato di matto quando Fedez ha osato difendere il diritto di scelta delle donne sancito per via referendaria nel 1981, ma suscita un certo orrore il fattoc he il suo Mirko De Carli dica di voler portare feti morti sul palco dell'Ariston per sancire che la donna debba essere costretta con la forza a fare ciò che lui le ordina di fare.

Nel plauso del consigliere leghista Sergio M. Binelli, il suo Mirko De Carli dichiara:





In realtà Fedez non h pontificato su sulla, ma ha semplicemente osservato che è un po' strano che una ministra per le pari opportunità dica che «purtroppo» esistono die diritti. E più che una «provocazione», la sua proposta pare una carnevalata di pessimo gusto.

Dicendo che se Fedez può esprimere la sua opinione, allora lui esige che ad un partito che nessuno voti sia offerto il palco dell'Ariston in modo che lui possa rotolarsi in mezzo a feti sanguinanti come ha fatto Blanco con le rose, l'esponente Adinolfiniano è andato in radio a dichiarare:

Vorrei portare il feto di un bambino al Festival di Sanremo e vorrei vedere se mi danno la stessa visibilità che hanno dato a Fedez nel momento in cui ha cantato quella canzonetta oscena dove ha tirato fuori il tema dell'aborto. E prima di parlare dovrebbe sciacquarsi la bocca.

E se forse è De Carli che dovrebbe sciacquarsi la bocca prima di parlare contro i diritti delle donne, non funziona che chiunque abbia una qualche stupidaggine da dire abbia diritto di andare in pima serata su Rai 1. Altrimenti anche i preti pedofili chiederanno che all'Ariston sia dato spazio a chi dice che stuprare minorenni non vada punito.


De Carli sostiene che lui avrebbe deciso che la legge sarebbe sbagliata e che dunque vada rigettato il volere popolare ed imposto il volere di un partito che alle urne non va mai oltre lo zero-virgola-poco di consensi. Poi, dall'alto del suo sostenere che i matrimoni e i diritti vadano riservati solo a chi condivide i suoi stessi pruriti sessuali, De Carli tenta persino di paragonare il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza alle leggi raziali.
De Carli ha poi spiegato che il partito di Adinolfi acquista feti da Giorgio Celsi, infermiere di Carate Brianza che gestisce l'organizzazione omofoba Ora et Labora. Ed oltre ad organizzare manifestazioni contro le donne e convegni omofobi con Silvana De Mari, quel signore passerebbe il suo tempo a fabbricare feti da agitare contro i diritti delle donne. Ovviamente De Carli dice anche che quella sarebbe «un'idea geniale» prima di sostenere che i feti veri sarebbero «merce» che lui ha difficoltà a reperire.

E se De Carli dice che il suo amico che fabbrica feti voglia "difendere la vita", curioso è come non dica che il suo amico è impegnato nel cercare di danneggiare la vita di chi è già nato usando il nome di Dio per promuovere discriminazioni:



Il signor Celsi pare smontare anche la retorica di De Carli sul fatto che i feti andrebbero ritenuti persone, dato che il loro chiedere che alle persone sia impedito di poter decidere della propria vita lascia chiaramente intendere che il loro problema è l'ipotesi che qualcuno non venga costretto a subire il loto volere:



Ovviamente l'amico di De Carli è uno di quelli che infastidisce le donne agli ingressi degli ospedali, praticando violenze psicologiche contro chi esercita diritti sanciti dalla legge. Ma se Adinolfi dice che lui vedrebbe "violenza" in chi manifesta contro i suoi convegni, caos vuole non abbiano problemi contro chi va davanti agli ospedali a molestare i cittadini:



E non poteva mancare un po' di fondamentalismo, con l'amico di De Carli che dice di vedere il diavolo in chiunque eserciti i propri diritti contro il volere di Adinolfi:



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nella foto: Giorgio Celsi insieme a Gianfranco Amato con la spilletta del partito di Adinolfi.
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