La Procura sbugiarda le calunnie di Adinolfi, ma lui manco rettifica la sua falsa testimonianza


Non aveva avvicinato dei bambini, non aveva mostrato i genitali, non aveva urlato contro i genitori, non aveva tirato calci, non aveva dato morsi e non aveva minacciato di infettare con HIV gli agenti o dato testate al finestrino.
La Procura di Milano ha smentito tutte le calunnie che Mario Adinolfi ed altri esponenti fi estrema destra si erano inventati per giustificare (se non per elogiare) il brutale pestaggio di una donne teans da parte di alcuni agenti della polizia locale.
Evidentemente, loro pensano che se la vittima è lgbt, il ricorso a stereotipi e pregiudizi possa giustificare ogni atto criminale, soprattutto se si è presidenti di un partito che invitava pubblicamente a «riempire di botte» le donne trans come il fondamentalista romano.

Nonostante ogni sua singola parola sia stata smentita, Adinolfi non ha rimosso il messaggio in cui offriva la sua falsa testimonianza ad un pubblico selezionato di omofobi. Non ha ritenuto di dover smentire calunnie e falsità, forse convinto che sarebbe stato un peccato gettare via un messaggio in cui usava il maschile per offendere una donna e incitare gli intolleranti alla discriminazione:



Al posto di scusarsi e di rettificare, il fondamentalista ha preferito inventarsi che permettere l'accesso alla piccola anche a chi non è ricco significherebbe attuare una "sterilizzazione di massa". Evidentemente non ha capito che c'è differenza tra scelte personali e scelte imposte, motivo per cui il suo sostenere che bisognerebbe produrre bambini grazia a gravidanze indesiderate è quanto di più fascista potesse partorire la sua mente:



Al solito, spiega che lui vuole che le donne facciano figli perché vuole che i loro pambino gli paghino la pensione. Per lui è sempre questione di denaro, motivo per cui ritiene che gli altri andrebbero costretti a fare ciò che gli procura un profitto.
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