La Meloni si è sentita offesa, la band inglese verrà indagata per "vilipendio"


Loro amano insultare tutti, parlando di sinistri e di gretini. Loro possono insultare dei buoni genitori acquandoli di "compravendita di bambini" e possono attaccare intere etnie fantasticando di "sostituzioni etniche". La loro Beatrice Venezi, in qualità di consulente musicale di Giorgia Maloni, può anche spingersi fino a dare delle "teste di c*zzo" ai francesi.
Ma dato che la legge non è uguale per tutti, come dimostra l'impunità garantita a Salvini per gli insulti a Carola Rackete, la Procura di Torino ha aperto un fascicolo per vilipendio delle istituzioni nei confronti di Molko, frontman del gruppo musicale britannico Placebo.
Come lamentato da Nicola Porro nelle sue invettive contro la band, alla presenza di cinquemila persone urlò un «razzista, fascista, vaffanculo» alla sultana. E dato che la signora non vuole essere chiamata fascista anche se si collega con i comizi dei neofascisti spagnoli, non vuole essere considerata razzista anche se ha promesso un blocco navale per l'intera campagna elettorale, ora vogliono la loro testa in modo sia chiaro che il dissenso non sarà tollerato.
Da notare è l'accusa mossa, ossia un reato diverso dalla diffamazione. Qui siamo davanti a un privilegio concesso unicamente a quella casta che gode dell'immunità parlamentare anche se pare evidente che l'attacco fosse rivolto alla persona e non alle istituzioni. E se il cittadino non può contese il potere politico perché loro sostengono che ogni contrasto alle loro idee vada punito come offesa alle istituzioni, apparirebbe evidente che loro si reputano casta e vogliono tutele negate a tutti gli altri cittadini.
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