Porro continua a schiumare contro Zaiki per il mancato selfie elettorale che voleva la Meloni


Unendosi alla campagna diffamatoria inaugurata dalla stampa filo-governativa di Libero, anche Nicola Porro urla che sarebbeun'accettabile che Patrik Ziki non sia sia prestato ai selfie propagandistici che la sua venerata Giorgia Meloni voleva scattarsi con lui, dopo essersi intestata il merito di una scarcerazione in cui pare lei non abbia avuto alcun ruolo dato che la decisione sarebbe frutto di questioni di politica interna egiziana, E cos'ì porro pubblica questa roba qui:



Ricorrendo ai loro soliti toni violenti e prepotenti, tale Giuseppe De Lorenzo scrive:

Non occorre accanirsi troppo contro Patrick Zaki. Che fosse un simbolo delle battaglie identitarie della sinistra era noto da tempo. Che sia stata cosa buona e giusta spingere Al Sisi a concedergli la grazia non ci piove. Che poi si sia rifiutato di salire sull’aereo di Stato, evitando così la stretta di mano e la foto con la premier “di destra”, rientra un po’ nel personaggio. Quello che non si può perdonare neppure a Sua Santità Zaki, però, è l’ipocrisia.

Urando vezzeggiativi e irridendo l'impegno a difesa dei diritti umani (ossia a una cosa che suscita schifo in una certa destra), scrivono:

Oggi il “difensore dei diritti umani” ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera a margine della festicciola organizzata a Bologna in occasione del suo rientro in Italia.

Poi chiariscono che non gli perdonano il fatto di nona ver permesso a Giorgia Meloni di mettere il simbolo del suo partito sulle sue fotografie:

Ma soprattutto torna sulle polemiche scaturite a margine del rifiuto di accettare il volo di rientro a carico di Palazzo Chigi. Lui la spiega così: “Ho ringraziato più volte il governo italiano, come era giusto. Ho apprezzato molto gli sforzi fatti. Quello che non voglio è che qualcuno un giorno possa dirmi: tu sei stato da questa o da quell’altra parte. Io sono e voglio essere indipendente“.

Evidentemente Porro non comprende che c'è chi non è servile col potente di turno come spesso pare essere lui. E se lui è libero di scattarsi tutti i selfie che vuole con Salvini e con la meloni, magari gli altri hanno anche il diritto di non volersi prestare al loro tornaconto personale e alle loro politiche antagoniste ai diritti umani.
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