Vannacci a Rimini. Arcigay: “Un generale che giura sulla Costituzione e poi la tradisce”


Il tour del generale Vannacci, stella nascente del populismo organizzato, ha toccato Rimini. Marco Tonti, presidente della sezione cittadina di Arcigay, commenta:

Giunge a Rimini Vannacci, il generale che giura di difendere la Costituzione repubblicana e poi ne tradisce sia la lettera che lo spirito. Che ne tradisse la lettera non sorprende, avendo letto l'attuale stesura del libello del "mondo al contrario" di tradimenti non solo di lettera ma anche di grammatica ce ne sono parecchi.
Ma il generale Vannacci ne tradisce anche lo spirito, e questo sorprende di più perché di spirito deve averne tracannato molto per riuscire a scrivere oltre 300 pagine di baggianate colossali.
Dall'editore riminese a suo tempo hanno fatto sapere che l'edizione che verrà venduta in libreria sarà "ripulita" degli errori. Tolti gli errori rimangono forse una cinquantina di pagine. Se poi si dovranno eliminare i copia-incolla che pare siano stati fatti da opere altrui (come il testo di Mangiacapra già noto alle cronache mondane come escort gay prediletto da preti) forse rimarranno 10 o 15 pagine. C'è da chiedersi se sia necessaria un'edizione rilegata e non basti un opuscolo.

A proposito dell'edizione cartacea, colpisce che nemmeno nella città dell'editore, la nostra città, per così dire un esordio nel mondo librario, il Generalissimo abbia potuto godere del privilegio di presentare la sua opera in una libreria vera, fisica, con i libri alle pareti e nelle vetrine e si sia invece ripiegato sulle sale di un albergo. Chi vuole ne tragga un significato su quanto il mondo, perlomeno quello della cultura, sia effettivamente al dritto o al rovescio.

Il Generale nel suo libello afferma che le persone omosessuali non sono normali (né, dice, mai lo saranno) cercando di inerpicarsi in azzardate considerazioni statistiche sul concetto di "normalità" visto che si tratterebbe di una minoranza. Certo, facendo le sue stesse considerazioni neppure i generali dell'esercito, che secondo un'indagine dell'Espresso di alcuni anni fa sono 425 per 178mila militari, sarebbero normali visto che ammontano a solo il 0,24% della popolazione militare. Se poi vogliamo considerare i generali, uno in particolare con un certo sforzo, come cittadini del nostro Paese la categoria del Generalissimo diventa anormalissima praticamente sparendo in quanto significatività.

Forse la cosa che voleva dire è che pur essendo una minoranza (a parte che una minoranza del 6,7% [dati ISTAT] non è poi piccola come minoranza), con le nostre battaglie, con la nostra visibilità, con la nostra lotta per la libertà abbiamo profondamente trasformato la coscienza comune, quello sì, e che ora la maggioranza pur non riconoscendosi direttamente come tale è a favore dei diritti LGBTQI+. Questo con buona pace della minoranza anormale del Generalissimo che, sia chiaro, per come la possiamo vedere noi, ha comunque il diritto di lamentarsene.

Ha certo il diritto di esprimersi per lamentarsene, un diritto garantito dalla stessa Costituzione che calpesta, ma non per diffondere odio e disprezzo specialmente ricoprendo il suo ruolo di militare, perché questo ruolo, come dice la Costituzione, deve essere applicato "senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."

Il Generale con le sue vili e sgangherate espressioni tradisce la Costituzione, tradisce questo Paese, infanga decenni di civiltà democratica e le lotte che ci hanno liberato dalla dittatura nazifascista; tradisce un giuramento fatto verso tutte e tutti noi. Perciò non solo le sue idee ma neanche la sua persona, (tra)vestita di quel ruolo delicatissimo di militare, merita rispetto. E questo rispetto nessuna quantità di copie vendute glielo potrà dare.
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