L'indecenza di Coghe che pubblica foto di donne accostate ad accuse non comprovate


Poiché la polvere pirica non è un esplosivo ma è un innescante, è molto squallido che Jacopo Coghe insista nel mentire e nel raccontare che qualcuno avrebbe lanciato "un ordigno esplosivo" contro la sede della sua organizzazione forzanovista, fondata da quel Roberto Fiore che assalta per davvero la sede dei sindacati. È grave dica anche che lui non voglia attendere l'esito delle indagini, ma pretenda che si incolpi chi non ha mai rivendicato quel gesto solo perché lui parrebbe molto interessato a incitare odio contro le donne che osano rivendicare i loro diritti.
Non meno grave p come aizzi i suoi contro singole che rischiano di essere aggredite o stuprate in base alla sua versione non comprovata dei fatti:



Dato che non siamo sotto al fascismo, Coghe non ha alcun diritto di sbraitare che lui non accetta che si possa esprimere dissenso dalle sue aggressioni ad interi gruppi sociali. E se vuole accusare singole persone di falsi reati, mostrando i loro volti che noi abbiamo oscurato, speriamo quantomeno sia denunciato, processato e condannato.
D'altronde, visti Silvana De mari e Simone Pillon, pare che nel suo ambiente faccia molto figo essere condannati in via definitiva.

Quello che Coghe definisce "attentato" sono quattro scritte già cancellate dal Comune. Il fantomatico "ordigno" è una bottiglietta adornata con corda e probabilmente usata come portacandele che lui sostiene sia stata portata all'interno di una sede accerchiata da polizia in cui avevano libero accesso solamente i suoi uomini. Ma Coghe sostiene dovremmo credergli sulla parola perché gli a credergli è anche quel Maurizio Belpietro che si spedì da solo dei proiettili per simulare false minacce.

Ovviamente Coghe non vuole neppure indagare o capire perché centinaia di donne siano convinte che le attività della sua organizzazione abbiano portato all'uccisione di centinaia di donne. Forse dovremmo usare la sua stessa emoticon per definire il suo dirsi "difensore della vita" mentre se ne infischia di chi lo ritiene portatore di morte.
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