Porro contonia il suo attacco alla Cortellesi. L'accusa è quella di esprimere idee


«Non c’è cosa più deprimente che osservare la metamorfosi di un clown in un bacchettone politicamente impegnato. Va bene la convenienza del momento, passi pure il clima da Santa inquisizione che inquieta tutti noi che mettiamo insieme due parole scritte, ma a tutto c’è un limite!». Esordisce così l'ennesimo articolo pubblicato da Nicola Porro contro Paola Cortellesi, accusata di non essere allineata al pensiero delle destre populiste.



Se ogni loro attacco fa pensare che non abbiano ascoltato o quantomeno compreso le parole sacrosante della Cortellesi, la accusano di non far ridere con rutti e scoregge come probabilmente farebbe un comico di destra. E così, secondo loro, quella «che poteva essere una bella occasione di disimpegno in una situazione che più triste non si può è diventata un pippone inverecondo su come l’immaginario collettivo delle favole sia impregnato di maschilismo e degli ideali del patriarcato».
Loro, infatti, rivorrebbero una comicità priva di valori, quasi come se all'inaugurazione dell'anno accademico di un'università bisognasse fare versacci, rutti e pernacchie:

Quanto vorremmo, noi Suoi veri estimatori, che lei tornasse ai suoi strepitosi personaggi del passato. Che daremmo per risentire le imprecazioni della signora Feliciana che, in perfetto romanaccio, si rivolgeva al mago Forrest con un meraviglioso: “Ao’, a coceme n’ovo! A peggio pe te! Io pe veni’ qua ho attraversato n’campo de fave e piato tre cami!!”.

A dirlo è gente che ride quando Porro chiede a Max Del Papa di offendere e insultare chiunque non piaccia alle destre:



D'altronde le loro priorità sono altre, non certamente i diritti di donne o migranti. Per loro è più importante difendere i neofascisti che ostentano saluti fascisti in onore al duce:



E così, a loro non va bene che la Cortellesi difenda i diritti delle donne ma va benissimo che il presidente del Senato collezioni busti del duce.
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