Servirà lo Spid per accedere ai siti per adulti, ma l'hate speech resterà alla mercé dei minori

Giorgia Meloni ha sfruttato il decreto Caivano per imporre alcune limitazioni alle libertà personali, come l'obbligo di dover utilizzare lo Spid per poter accedere a siti per soli adulti. Ovviamente, come prassi della destra, dice che lo avrebbe fatto per proteggere i minori da contenuti che Jacopo Coghe sostiene sarebbero dannosi.
Ma se si limiteranno i diritti degli adulti con la scusa dei bambini, ai minori verrà comunque permesso di accedere a materiale xenofobo, razzista e di istigazione all'omofobia.
Nasce così un problema. Ad esempio, chi decide che un uomo nudo sarebbe più dannoso del sito di Jacopo Coghe, in cui si invitano gli intolleranti ad etichettare al maschile le donne trans? Lo decide la Meloni sulla base di ciò che sostiene l'organizzazione forzanovista di Coghe? Perché, dati alla mano, non risulta che nessuno sia mai morto per aver visto un uomo nudo, ma tanti adolescenti sono stati spinti al suicidio dall'omotransfobia e dal bullismo.
Qualcuno potrebbe osservare che i siti per adulti sono vietati ai minori, ma poi dovrebbe però spiegarci perché il sito di Coghe non lo sia. E non tanto perché Coghe parla di peni e di vagine molto più di quanto facciano molti siti per adulti, ma in virtù di quanto potrebbe essere pericolo esporre dei minori alle sue teorie contro donne e gay.
Non a caso, molti parental control impediscono l'accesso anche a quella tipologia di sito. Ma se la Meloni ci mette di mezzo la legge e decide che solo alcuni siti vadano vietati, allora si è davanti ad una decisione politica, in cui il governo ha deciso di accontentare le pretese die bigotti e di ignorare chi denunci ai danni dell'hate speech.