Omolesbobitransfobia, 110 storie nel report 2025 di Arcigay. Piazzoni: "Dilaga il branco, spesso di ispirazione ideologica"

Come ogni anno, in occasione della Giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia che si celebra il del 17 maggio, Arcigay presenterà il Report sull’omolesbobitransfobia in Italia.
Il monitoraggio raccoglie 110 episodi di crimini d’odio avvenuti in Italia, tra maggio 2024 e maggio 2025, segnalati dai mass media e catalogati dall’associazione. Secondo i dati, il fenomeno è distribuito in modo capillare su tutto il territorio nazionale, con una maggiore concentrazione nelle grandi città come Roma, Napoli, Milano. Gli atti di violenza includono aggressioni fisiche, insulti, ricatti, minacce, vandalismo, discriminazioni istituzionali e casi di stalking, spesso perpetrati da gruppi o in contesti familiari. Nel report sono riportati anche tre suicidi.
Il quadro è allarmante: dilagano le violenze di branco (28 casi), spesso legate a gruppi neofascisti (6 episodi), o ad adescamenti a scopo di rapina (4). Allarmano anche le violenze domestiche (8, con 2 arresti) e i 3 suicidi di giovani LGBTQIA+.
"La fotografia è impietosa -dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay- e ci mostra un violenza sistemica, impunita e in crescita, con aggressori sempre più giovani. Il governo Meloni non ha mosso un dito, mentre questo report evidenzia l’urgenza di politiche concrete, dalla formazione delle forze dell’ordine al potenziamento delle tutele legali. Non può non saltare agli occhi, innanzitutto, che il nostro elenco di 110 fatti violenti non è un elenco di 110 condanne esemplari: ci sono solo multe e qualche misura cautelare. Nel frattempo, la violenza dilaga, ed è in gran parte una violenza di branco, omofoba e fascista, sistemica e brutale e spesso impunita. La giovane età di molti aggressori dimostra un allarmante indottrinamento all’odio, mentre il governo dismette qualsiasi tentativo di educare quei giovani al rispetto e di prevenirne la deriva violenta. La scarsità di arresti segnala una giustizia inefficace, che non svolge nessuna delle sue funzioni, né quella deterrente né quella rieducativa”.
“In tutti questi anni abbiamo ribadito la necessità urgente di una legge specifica contro l’omotransfobia e di un piano nazionale di prevenzione e contrasto dei crimini d'odio. Oggi è evidente che serve anche altro, cioè un piano di contrasto all’estremismo di destra, agli apparati organizzati che progettano e realizzano azioni violente ai danni delle persone LGBTQIA+, anche violando i nostri luoghi di incontro e le app che utilizziamo. Sfido la premier Giorgia Meloni a rendere chiara ed evidente la propria distanza da queste organizzazioni e dalle idee che le ispirano, usando la fermezza che è dovuta a chi è chiamata a difendere l'incolumità di tutte le persone che abitano questo Paese”, conclude Piazzoni.
IL REPORT
Nota metodologica
Gli eventi sono selezionati da una reading list di oltre 40 fonti giornalistiche: nel report, per ciascuna notizia, è riportata una delle fonti che l’hanno trattata. Il report si presume risenta di un fenomeno di under-reporting importante e strutturale, più significativo rispetto ad altri ambiti proprio per la difficoltà che a volte le vittime incontrano nel denunciare le violenze, Tale difficoltà può diventare una vera e propria impossibilità, che condanna all'invisibilità e all'impunità molte vicende. Va anche evidenziato che alcuni casi riportati dai giornali non sono fatti isolati, ma violenze ricorrenti perpetrate da gruppi organizzati: è il caso ad esempio del gruppo squadrista intercettato dalla Procura di Padova, composto da almeno dieci ragazzi tra i 15 e i 23 anni, e che secondo quanto emerso dalle indagini avrebbe organizzato e attuato in pochi mesi spedizioni punitive omofobe ai danni di almeno 10 vittime nella zona industriale di Padova.
In conclusione, questo report non intende essere la fotografia esaustiva di un fenomeno, nel fornire un numero. Rappresenta invece un’occasione importante per osservare i crimini d’odio da vicino, basandosi sui fatti e su come emergono dalle autorità, cercando di osservare tendenze in grado di orientare l’agenda politica dei decisori pubblici.
Gli eventi segnalati dai media sono stati categorizzati, a seconda delle caratteristiche, attraverso delle tag, che permettono di osservare la ricorrenza di alcuni fenomeni. Ecco le principali categorie utilizzate nel report, con la loro frequenza:
- #BRANCO (28 occorrenze): Aggressioni di gruppo, spesso con violenza fisica o verbale.
- #PESTAGGIO (22): Aggressioni fisiche, a mano nuda o armata, talvolta con ferite gravi.
- #ISTITUZIONI (18): Episodi legati a enti pubblici, luoghi simbolici o rappresentanti istituzionali.
- #DISCRIMINAZIONE (15): Esclusione, minacce o atti di emarginazione.
- #FASCISMO (13): Episodi con connotati ideologici espliciti di estrema destra.
- #FAMIGLIA (8): Violenze domestiche o rifiuto familiare. 2 arresti!!
- #SUICIDIO (3): Atti estremi legati a pressioni sociali.
- #ADESCAGGIO (4): Adescamenti attraverso dating app o luoghi di battuage, per finalità violente o di rapina.
- #STALKING (6): Persecuzioni ripetute.
- #VANDALI (15): Scritte, danneggiamenti, offese anonime nello spazio pubblico
- #TRANS (5): Aggressioni o discriminazioni specifiche contro persone transgender.
Allarme branco: l’omolesbobitransfobia come pratica squadrista
Il report di Arcigay documenta 28 episodi di aggressioni messe in atto dal “branco”, cioè da gruppi di più persone, di cui 22 classificati anche come pestaggi, ovvero aggressioni fisiche con un elevato livello di violenza. In 6 casi, questi attacchi presentano anche una chiara matrice ideologica, con aggressori legati a gruppi neofascisti, ultras o ideologie di estrema destra. Le vittime sono colpite in contesti pubblici (ad esempio dopo i cortei dei Pride) o in zone periferiche, dove il controllo delle forze dell’ordine è minore o dove si trovano le zone di battuage. Gli aggressori agiscono in branco, a volte armati di spranghe, coltelli, caschi, lattine. In 5 episodi censiti, del branco fanno parte anche minorenni, segno di un preoccupante radicamento dell’odio tra le giovani generazioni. Gli esiti di questi aggressioni sono spesso molto gravi, con fratture, lesioni gravi, perfino l'amputazione di un orecchio. Ci sono anche delle vere e proprie cellule di organizzazioni neofasciste, con tanto di nome e codice di appartenenza. Ad esempio, L’Unione forze identitarie, su cui indaga la Procura di Roma, voleva sterminare “gay e deformi” e aveva armi e campi di addestramento: tra i “camerata” arrestati c’è anche Federico Piazza, ex consigliere comunale di un Comune del bolognese, nel partito di Fratelli d’Italia. L’ex meloniano ha patteggiato due anni per terrorismo.
Un’altra categoria di aggressioni che osserviamo con grande preoccupazione è quella caratterizzata dall’adescamento attraverso dating app o nei luoghi di incontro, per fine di rapina, violenza, minacce. Gli stessi violenti, in fase processuale, raccontano di agire indisturbati, consapevoli che molte vittime non denunciano per vergogna.
Le violenze familiari e di vicinato
Un altro capitolo preoccupante del report riguarda le violenze agite in ambito familiare: vengono riportate in tutto 8 vicende, di cui 2 hanno portato all’arresto di entrambi i genitori, in un caso, e del padre, nell’altro. In particolare, in quest’ultimo caso parliamo di un padre che ha picchiato numerose volte il figlio omosessuale, anche usando una chiave inglese. Le insegnanti del ragazzino, davanti ai segni evidenti delle violenze, hanno fatto scattare le indagini. Significativo sottolineare che il padre, inizialmente arrestato, è poi stato scarcerato e accolto dal quartiere di residenza con una vera e propria festa, una circostanza che molto ci racconta del radicamento culturale della violenza omotransfobica e della sua legittimazione.
Crescono anche le violenza nei contesti di vicinato, dove si arriva in alcuni casi a profilare il reato di stalking per il carattere persecutorio delle violenze e delle ostilità ai danni di persone lgbtqia+ o coppie di gay o lesbiche.
I suicidi
Il report contiene tre storie di persone LGBTQIA+ che si sono tolte la vita anche a causa dell’odio di cui erano bersaglio. I tre eventi sono avvenuti a Napoli, Palermo e Milano e sono tutti caratterizzati da messaggi espliciti delle persone coinvolte che motivano il loro gesto.
Si tratta di persone giovani, di 38, 33 e 21 anni. che ci consegnano un messaggio di grande disperazione, che risuona in tutte le altre storie violente e tragiche di adolescenti, anche non LGBTQIA+, a cui abbiamo dovuto assistere negli ultimi 12 mesi.