Giovanardi vorrebbe il «Don't ask, don't tell» anche in Italia


Sembra assurdo e anacronistico, ma la politica spesso riesce ancora a sorprendere. Mentre negli Stati Uniti il Presidente, i vertici del Pentagono ed alcuni giudici si sono espressi conto il "Don't ask, don't tell" (la norma vigente negli Usa che impedisce agli omosessuali dichiarati di prestare servizio nell'esercito) da noi c'è chi invidia quella norma. E così, mentre da loro si va verso l'abrogazione, da noi c'è chi freme all'idea di poterla mettere in atto.
Si tratta del sottosegretario con delega alla Famiglia Carlo Giovanardi che in un'intervista pubblicata su YouTube da KlausCondicio ha dichiarato: «Concordo in pieno con le regole dell'esercito Usa. Non chiedere e non dire che sei gay. Perché se uno è omosessuale è affare suo, ma se fa apertamente coming out non è più affare suo, la sua omosessualità diventa un manifesto politico».
«Non dico che un omosessuale conclamato sia inadatto all'esercito -ha proseguito- io dico che un omosessuale può essere ed è stato un grande politico, un grande imprenditore, un grande artista, ma questi lo sono stati per la loro intelligenza, non perché hanno mai proclamato di essere gay».
Non pago delle affermazioni fatte, il sottosegretario ha fatto un esempio: «Un generale mi disse: una volta l'omosessualità era severamente proibita, oggi è tollerata; non vorrei che un giorno diventasse obbligatoria».
Poi ha concluso con un'affermazione che probabilmente in molti potrebbero contestare: «Pur avendo fatto il servizio militare, non ho mai incontrato un carabiniere o un soldato con tendenze gay».
Affermazioni a metà fra il pregiudizio e una compagna elettorale basata sul razzismo, forse seguendo la strategia che Vittorio Sgarbi aveva intravisto nelle battute di Berlisconi, ossia il tentativo di screditare sempre e comunque la comunità gay per far leva sull'omofobia per contestare il loro avversario politico Nichi vendola (e a poco importa se a pagarne il prezzo sono gli appartenenti ad una minoranza).
L'europarlamentare del PD Debora Serracchiani ha chiesto all'Unione Europea una presa di posizione contro le dichiarazioni del sottosegretario, osservando che «Le espressioni di Giovanardi sui gay oramai non sono più il sintomo di una personale arroganza e di un pregiudizio incancrenito: sono una chiara e articolata manifestazione del pensiero omofobico. Il problema vero è che questo pensiero intollerante è ospitato tra i banchi del Governo italiano, e ogni volta che Giovanardi parla ne esprime l'indirizzo politico».
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