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Uganda: nessun giornale potrà più pubblicare nomi di persone omosessuali

La vita per i gay in Uganda non è fra le più semplici. Nel Paese l'omosessualità è considerata reato ed il governo stava addirittura andando verso un inasprimento delle pene, poi fortunatamente accantonate grazie alle forti pressioni internazionali.
Ma non è la legge l'unico problema. Qualche mese fa il quotidiano Rolling Stone (che a dispetto del nome nulla ha a che vedere con la rivista americana) aveva pubblicato un elenco dei nomi dei gay più influenti del Paese, affiancando alle loro immagini l'inquietante scritta "Hang them" ("impiccateli"). Nelle pagine interne si spiegava anche di un presunto quanto improbabile piano segreto della comunità lgbt che sarebbe stata intenzionata a reclutare un milione di bambini entro il 2012. Motivo per cui si incitava la popolazione a salvare i propri figli attraverso l'applicazione di giustizia sommaria nei confronti di chiunque fosse gay.
Quest'ultima vicenda era finita nella aule dei tribunali ed è proprio qui che è stata pronunciata una sentenza di grande importanza per tutta la comunità gay e lesbica ugandese: i giudici hanno infatti stabilito che nessuna testata potrà più pubblicare sulle proprie pagine i nomi di persone omosessuali.
«È una sentenza storica -hanno commentato alcuni attivisti- che crea un precedente in questo Paese e in tutta l'Africa. Gran parte dei rischi a cui siamo sottoposti qui è proprio legato alle campagne omofobe condotte dai media».
Quello del Rolling Stone, infatti, non è stato un caso isolato: in precedenza anche il quotidiano Red Pepper aveva pubblicato un altro elenco, sempre volto a rendere pubblici i nomi di persone gay e lesbiche fra le più influenti del Paese.


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