Intervista ad Andrea Riso


Andrea Riso nasce a Reggio Calabria il 9 febbraio 1988. Diplomatosi in lingue nel 2006, si trasferisce a Roma dove inizia a studiare recitazione presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Il 2007 lo vede recitare nel suo primo cortometraggio ("Ogni 48 ore"), nel 2008 è una voce corista nel singolo "Give peace a chance" dei Neri per Caso, mentre nel 2010 esordisce come attore teatrale nello spettacolo "Sotterraneo" di Eleonora Pippo.
Tra le sue ultime fatiche il cortometraggio "Il sosia" di Enrico Maria Artale (uno dei registi vincitore degli ultimi Nastri d'argento) e il ruolo di protagonista nella webserie "Tris" (di cui stasera esce il terzo episodio).

Ci racconti qualcosa di te?
Che dire... sono un ragazzo che come tanti sta cercando, tra mille difficoltà, di farsi spazio nel mondo del lavoro. Non è per niente facile aspettare "la grande occasione" ed è per questo che mi ritengo molto fortunato nell'avere tanti interessi diversi che aiutano a guadagnare qualche spicciolo e, soprattutto, consentono alla mia creatività di tenersi allenata. Mi piace tanto fotografare, suonare il pianoforte, cantare (qui è possibile ascoltare alcuni suoi brani, ndr), faccio parte di una band e di un coro gospel (All Over Gospel Choir). La mia priorità però rimane la recitazione.

Perché hai deciso di intraprendere la carriera di attore?
Non è stata una decisione vera e propria, a dir la verità ho solo seguito quello che sentivo di voler fare. E dopo il diploma al liceo, sono finito al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Facevo i provini per entrarci e non ero per niente consapevole di che razza di prestigio godesse quella scuola. Solo una volta ammesso ai corsi, incominciavo a capire in che guaio mi ero messo!
Credo che il percorso di un individuo sia il risultato di tanti eventi concatenati. E a me che piace azzardare, non oso immaginare quello che mi aspetta!

Com'è nata la tua partecipazione in Tris?
Mi avevano proposto di fare il provino per una serie web, mi presentai al colloquio e andò piuttosto bene!

Antonio Back ci ha raccontato di avervi consegnato la sceneggiatura direttamente ai provini. Qual è stata la tua prima reazione nello scoprire il tuo personaggio?
Onestamente, storsi un pò il naso all'idea di fare un provino su parte senza prima prepararmi o quantomeno leggere qualcosa della sceneggiatura. Poi entrai nella stanza e quello fu uno dei provini più divertenti che abbia mai fatto! All'autore non importavano le battute perfette, ma la verve che all'impronta e istintivamente riuscissi a dare al personaggio. Il personaggio di Giulio mi divertì fin da subito, era brillante, esuberante, ingenuo. Si intravedeva la sua voglia di vita.

Hai incontrato difficoltà ad interpretare un personaggio gay?
No. Essere gay vuol dire tutto e niente. Giulio è un ragazzo comune e banale come tanti, con i suoi pregi e difetti, i suoi vizi e le sue virtù. Il fatto che gli piacciano i ragazzi è assolutamente irrilevante.

Quali caratterizzazioni hai ritenuto di dover dare al tuo personaggio per renderlo un gay "credibile"? Se si fosse trattato di un personaggio etero (magari ammaliato da una svedese anziché dall'australiano), avresti mantenuto tutto invariato nell'interpretarlo?
Nello specifico di questo personaggio omosessuale, nel costruire la sua linea generale, non mi ricordo di aver mai fatto appello al fatto che fosse gay per renderlo credibile. Gay non è il modo di vestire, il modo di parlare, di pensare, di guardare o di amare. Gay è l'orientamento sessuale, punto.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In estate andrò negli Stati Uniti per starci un bel pò. Ho assolutamente voglia di fare questa esperienza. Sono curioso di sapere come si sta, quello che si fa, come si vive in una cultura diversa da quella italiana. Non nascondo che sto morendo dalla paura di arrivare in un posto sconosciuto e soprattutto dall'altra parte del mondo. Ma è sicuramente pari alla mia voglia di confrontarmi e imparare.

Immagini: [1] [2] [3] [4]
4 commenti