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Formigoni contro le unioni gay, ed invita i cattolici ad abbandonare il Pd

Roberto Formigoni, attuale presidente della Regione Lombardia nonostante le irregolarità rilevate ai tempi della sua candidatura, pare aver dichiarato guerra alla comunità lgbt. Già in occasione della visita del Papa a Milano, l'uomo a cui le vacanze venivano pagate a sua insaputa aveva pubblicato su Twitter un messaggio in cui affermava: «Di famiglie ne conosco una sola, fatta da un uomo, una donna e dei bambini, altre non ne conosco». Un pensiero che il presidente aveva già espresso anche in occasione di una manifestazione lgbt organizzata sul Pirellone, probabilmente forte del suo legame con Comunione e Liberazione.
Ora Formigoni ha pensato di rilanciare. Nonostante sia stato uno dei firmatari di una lettera aperta ai cattolici italiani in cui si chiedeva di sospendere ogni giudizio morale nei confronti di Silvio Berlusconi in occasione del caso Ruby, il presidente lombardo pare non farsi scrupoli a giungere a sentenze definitive quando si tratta di giudicare gli avversari politici, tant'è che immediatamente strumentalizzato la lettera a sostegno delle unioni gay scritta da Pierluigi Bersani in occasione del Gay Pride di Boglogna per lanciare un appello su Twitter: «Dedicato ai cattolici del ‪Pd‬. ‪Bersani‬ dice sì alle coppie ‪gay‬, io vi propongo una riflessione: non è ora di pensare a un altro partito?».

Non ancora soddisfatto, Formigoni ha utilizzato il popolare social network anche per attaccare il primo cittadino di Milano (chissà, forse considerato reo di mancato servilismo nei confronti del Vaticano in occasione della visita papale). In relazione alla sua proposta di istituire un registro delle coppie di fatto, il presidente lombardo ha scritto: «Caro Pisapia, la Costituzione italiana parla chiaro sulla famiglia. Ma anche tu la leggi secondo quanto ti conviene».
Sarà, ma guardando fatti e dichiarazioni Formigoni stesso pare ben lanciato nell'interpretare leggi e Costituzione come più gli fa comodo (o come fa comodo alla realtà di CL a cui è così legato). Non a caso la sua stessa candidatura sarebbe risultata in violazione della legge 165/2004 se solo la sua giunta non avesse omesso di varare una normativa attuativa regionale che avrebbe reso valida quella norma anche in Lombardia.


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