Giovanardi minaccia la crisi di governo se si parlerà di unioni gay


L'avversione di Giovanardi nei confronti dei gay pare assumere forme sempre più patologiche. Giusto pochi giorni fa, quando ha manifestato insieme ad una manciata di persone davanti all'ambasciata francese, aveva asserito che i gay gay possono «diventare presidenti di Regione -come Vendola e Crocetta- ma non sposarsi. C'è un problema di diritto naturale, l'omosessualità non si può rivendicare».
Poi, nei giorni successivi, è tornato sull'argomento sentenziando che «Il Pdl ritirerebbe immediatamente l'appoggio a un Governo che volesse realizzare le unioni di fatto. Credo che questo esecutivo nasce se espunge le cose più controverse del centrodestra e del centrosinistra. Personalmente credo che la premiership di Letta, che è un credente, sia una garanzia in più su alcuni aspetti controversi. Temi come la liberalizzazione della droga o i matrimoni gay non possono far parte del programma di questo Governo».
Insomma, quella paventata ha tutta l'aria di una miccia, con buona pace per la maggioranza dell'elettorato che si era espresso a favore di partiti che in campagna elettorale avevano promesso maggiori diritti civili per le coppie gay.
Una volontà, la sua, ribadita anche a KlausCondicio: «Se la componente Pd di questo esecutivo volesse proporre le unioni civili o il cambio della legge 40 -ha affermato Giorvanardi- sarebbe come se il centrodestra proponesse la responsabilità diretta dei giudici, una cosa dal nostro punto di vista assolutamente legittima, ma che impedirebbe di andare avanti. Il nuovo governo nasce sui punti condivisi, non su quelli che dividono, nessuno può portare avanti il suo programma. Letta deve dare un messaggio chiaro sulle cose da fare, non su quelle da non fare: la nuova legge elettorale, la riduzione del numero dei parlamentari e gli interventi per lo sviluppo economico di cui il Paese ha urgente bisogno».
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