Il gruppo cristiano-evangelico svizzero che vuole "curare" i gay con la preghiera


Se in molti hanno festeggiato alla notizia della chiusura di Exodus (una delle principali strutture cristiane degli Stati Uniti che prometteva di poter "curare" l'omosessualità) c'è da prendere atto che la strada da percorrere è ancora lunga e che il mondo è pieno di fanatici disposti ad utilizzare motivazioni religiose per trasformare la propria incapacità di accettarsi in un odio verso gli altri.
Ed è così che dalla vicina Svizzera ci giunge notizia della fondazione di "Wüstenstrom", un gruppo di ispirazione cristiano-evangelica che afferma di poter convertire i gay all'eterosessualità grazie alla preghiera, all'aiuto di Dio e ad «adeguate sessioni di terapia e consulenze». Come spesso accade in questi casi, il fondatore (Rolf Rietmann, in foto) afferma di essere stato un gay dedito alla pornografia e di essere "guarito" grazie alle sue preghiere.
Un articolo del quotidiano 20 Minuten ricorda ciò che dovrebbe essere ovvio, ossia come molte delle persone che si sono rivolte a quella struttura non solo non siano "guarite", ma spesso si siano ritrovate ad entrare in depressione o a tentare il suicidio a causa del senso di colpa che si cercava di inculcare in loro. I più fortunati hanno abbandonato le "cure" e hanno raccontato come siano riusciti a raggiungere la felicità solo attraverso un percorso di conoscenza ed accettazione di sé stessi, non necessariamente in contrasto con il proprio credo religioso.
«Non è possibile che possano continuare senza problemi con le loro terapie» ha tonato una ex-paziente resasi conto di quello che le stavano facendo. Ed anche Alicia Parrel (dell'associazione lgbt "Pink Cross") afferma: «Siamo nel 21esimo secolo, non giudico la fede degli altri, ma mi aspetto di non essere giudicata a mia volta. Le organizzazioni come Wüstenstrom offendono i giovani omosessuali, hanno un impatto fortemente negativo sulla loro personalità e li portano alla depressione, a volte conducendoli al suicidio. Essere gay non è incompatibile con l’essere credente».
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