Francia: celebrati 596 matrimoni gay in tre mesi


Sono 596 i matrimoni gay celebrati in Francia nei primi tre mesi di vita della legge sul «matrimonio per tutti». Una partenza molto più lenta rispetto ai Pacs (nel 1999 furono 10.000 solo nel primo mese) e rispetto alle nozze gay in Spagna (4.500 nel primo anno). Secondo quanto riportato da Radio France Inter, le nozze si sono celebrate in 50 città della Francia -le più grandi- che ospitano circa il 10% della popolazione.
Curioso è come la notizia sia stata affrontata su Avvenire. Dopo aver sostenuto che le nozze gay avrebbero portato alla fine della società civile e ad ogni sorta di male, il quotidiano dei vescovi pubblica ora un articolo intitolato «Francia, i matrimoni gay partono al rallentatore» che pare gongolare del dato. L'articolo non manca di sostenere che la legge fosse «contestatissima» (approfittando dell'occasione per lanciare attacchi alla sinistra e ai loro «tanti discorsi roboanti» sulla necessità di porre fine ad una ingiusta discriminazione) ma a far riflettere è soprattutto la chiusura: Avvenire non ha perso l'occasione per parlare del Collettivo dei sindaci per l'Infanzia, un gruppo di sindaci e di pubblici ufficiali che chiedono il riconoscimento dell'obiezione di coscienza per quanti desiderassero rifiutarsi di celebrare i matrimoni fra persone dello stesso sesso sulla base delle propri «credenze religiose» (al momento attraverso un ricorso per «eccesso di potere» presso il Consiglio di Stato ed una «domanda prioritaria di costituzionalità» presso il Consiglio costituzionale). Il quotidiano dei vescovi parla di circa 20mila aderenti: se il dato fosse reale, a fronte di ogni singolo sindaco che ha celebrato un matrimonio gay ci troveremmo di fronte a 33 pubblici ufficiali impegnati attivamente per cercare di demolire quell'unione. Un dato davvero preoccupante.
Considerando anche la tensione sociale che i proclami dei cattolici hanno creato, l'aumento degli attacchi omofobi registrati e le difficoltà che si possono incontrare nell'accedere ad un diritto che dovrebbe essere garantito dallo Stato (ma sui quali alcuni sindaci pretendono di poter agire di propria iniziativa), forse la lettura del dato andrebbe fatta in un'ottica diversa da quella del «fallimento».
È così strano che chi rischia rappresaglie o violenze perché abita in contesti periferici profondamente cattolici ed omofobi (non a caso i matrimoni si sono celebrati nelle città più grandi e culturalmente più aperte) preferisca aspettare? Come si possono sbandierare le conseguenze di una lunga propaganda senza tener conto di quanto si è visto in questi mesi (l'immagine di apertura ben testimonia il clima che si è respirato durante alcune manifestanti sponsorizzate dalla Chiesa, ndr)? In fondo i porporati dovrebbero ben sapere che chi semina pioggia raccoglie tempesta, ma è così curioso che ora si vantino del raccolto quasi come se le loro mano non avesse contribuito a quella semina.
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