Condannati gli assassini di Daniel Zamudio


Il 3 marzo 2012 un gruppo di giovani neonazisti aggredirono e provocarono la morte di Daniel Zamudio, un 24enne cileno la cui unica "colpa" era di essere gay. La notizia scosse l'opinione pubblica al punto da spingere il governo ad approvare una legge contro l'omofobia intitolata alla sua memoria ma che, ironia della sorte, non è potuta essere applicata al suo caso.
Ad un anno e mezzo dalla sua morte i quattro imputati (Alejandro Angulo, Patricio Ahumada, Raúl López e Fabián Mora) sono stati giudicati colpevoli del suo omicidio ma senza che potesse essere applicata l'aggravante del crimine d'odio dato che la norma non era vigente all'epoca dei fatti.
I giudici si sono così dovuti limitare a biasimare pubblicamente il loro comportamento, sottolineando come i condannati abbiano insultato, torturato ed urinato sulla loro vittima solamente in base al suo orientamento sessuale.
L'accusa ha evidenziato come i quattro neonazisti abbiano praticato «sessioni di tortura inumane» con chiaro «disprezzo per la vita» (si va da calci e pugni in faccia a bruciature di sigarette, fratture provocate con una pietra di otto chili che gli sarebbe stata lanciata addosso circa una decina di volte e l'incisione di una svastica tracciate con i cocci di una bottiglia rotta). Dal canto suo la difesa si era limitata a chiedere l'assoluzione degli assisti perché non coinvolti nel reato dato che la colpa della morte (avvenuta 25 giorni dopo l'aggressione) sarebbe da attribuire alla scarsa qualità delle cure mediche fornitegli («Se Daniel fosse andato in una prestigiosa clinica, oggi sarebbe ancora vivo e presente in tribunale» ha sostenuto l'avvocato difensore).
La pena decisa per i quattro assassini verrà comunicata alle ore 12 del 28 ottobre.
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