Su bambini fate i bravi, se no arriva l'uomo nero


«Propagandano l'omosessualità», «distruggono la famiglia tradizionale», «sono una lobby», «minacciano la libertà d'espressione»... Queste sono solo alcune delle affermazioni con cui il mondo cattolico attacca costantemente la comunità gay. Certo, viene facile liquidare la questione osservando come l'aggiunta di diritti non tolga niente a nessuno o come non ci sia mai stato un eterosessuale che è diventato gay leggendo un opuscolo... ma in fin dei conti forse neppure chi ha coniato questi slogan ci credeva davvero. L'impressione, infatti, è che il tutto faccia parte di un piano comunicativo ben più ampio ed articolato.
Innanzi tutto è da osservare come siano sempre gli stessi concetti ad essere ripetuti in modo ossessivo: repetita iuvant dicevano i latini, ed è ben noto come una bugia detta più volte tenda ad essere percepita come una verità assoluta. Si pensi, ad esempio, a quante persone sono davvero convinte che sia la Costituzione italiana a vietare i matrimoni gay, nonostante tutti gli organi competenti abbiano già chiarito che non è così (ecco dunque che la continua ripetizione di quella bugia fa sì che l'opinione pubblica ci creda o, quantomeno, abbia dei dubbi al riguardo).
L'altro particolare è come si voglia creare un «noi» e un «loro», dando vita a due schieramenti contrapposti. A connotare chi sia il "nemico" ci pensano gli slogan scelti, tutti volti inequivocabilmente a sottintende un pericolo per sé stessi o per i propri cari. E forse non a caso: se da un lato è facile ritenere che ognuno abbia il diritto di fare ciò che vuole se non fa male a nessuno, dall'altro la situazione si ribalta se si ha paura che l'altro possa toglierci qualcosa o farci del male.
Ma non solo. Il quadro delineato appare anche ottimale per la fortificare il proprio potere e la propria presenza. Se contemporaneamente si alimenta una paura e si offre protezione verso di essa, saranno in molti a darci carta bianca per poter agire come meglio si crede. È quanto accaduto durante la guerra fredda (quando la paura dell'altra super potenza sopraffaceva il senso critico verso l'operato dell'esecutivo) o durante la guerra al terrorismo (tra il plauso dell'opinione pubblica ed in nome di una lotta ad Osamm Bin Laden, sono molte le libertà personali che gli statunitensi hanno sacrificato durante il governo Bush). Persino ai bambini si racconta la storia dell'uomo nero per spaventarli e renderli così più ubbidienti. Insomma, "potere" e "paura" è un'unione vecchia quanto il mondo.
Ecco dunque che le motivazioni cadono e che il discorso non è più a livello spirituale ed ideologico ma prettamente politico. Diventa così difficile stupirsi dinnanzi a bracci di ferro o strumentalizzazioni che forse non analizzano neppure la specificità del caso, ma vertono solo a ribadire chi è che deve avere l'ultima parola.
Come già avvenuto in passato, in seguito a questo discorso qualcuno non mancherà di accusarmi di «cristianofobia» (non tanto perché il termine abbia un senso, ma quasi come se volesse ricorrere allo specchio riflesso che si usava da bambini). Ma se solo si pensasse al significato del termine ("paura dei cristiani"), forse non avrebbero tutti i torti: fa paura un movimento che vuol creare due fronti in guerra, fa paura un gruppo di persone che agisce sulla base di slogan, fa paura chi preferisce la condanna al dialogo.
In fin dei conti tutto loro astio nasce da una lettura letteraria di pochi versetti (così come in passato fu per la gente di colore)... un po' poco per decidere che l'omosessualità abbia ragione di essere una delle questioni che ha maggiormente coeso la Chiesa negli ultimi anni.
Ancor più se si considera come la questione si scontri anche con le loro stesse rivendicazioni: in tutte le terre in cui non rappresentino una maggioranza, i cristiani si lamentano (giustamente) di eventuali persecuzioni e chiedono a gran voce che gli sia garantito di vivere la fede che meglio credono. Se alla parola "fede" sostituiamo la parola "orientamento", la rivendicazione è la medesima della comunità gay. Se si ritiene che una persona non debba essere perseguitata per il suo credo, ma perché mai dovrebbe essere lecito farlo in base al suo orientamento (e solo perché questa volta non si è in minoranza)?
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