Nasce il sito dei gay italiani "guariti" dal cattolicesimo: «Ero lesbica perché me lo dicava la TV»


Dopo aver importato in Italia La Manif Pour Tous, il mondo cattolico è tornato ad alimentare la sua campagna di disinformazione contro l'omosessualità attingendo ancora ancora una volta dal fronte omofobo francese e dai loro Homovox (un gruppo esiguo di gay cattolici che si dicono contrari ad avere diritti). Ma dato che il mondo cattolico italiano vuole puntare in alto, la declinazione scelta è quella degli ExHomoVox (ossia di gay cattolici che sostengono di essere "guariti" dalla loro omosessualità e di volersi impegnare per far sapere a tutti che l'omosessualità è una "malattia curabile" con la fede).
«Siamo persone che sanno di aver sbagliato» dicono sul loro sito «uomini e donne che hanno imparato che il Vero Bene per sé e per gli altri non lo si può modellare sulle proprie ferite o sulle conquiste». E in quel «per gli altri» preannuncia molto chiaramente che l'intento è di voler imporre qualcosa agli altri (naturalmente dietro l'abusata scusa di volerlo fare per il loro bene).
Palesata è anche l'intenzione di opporsi all'introduzione di leggi anti-omofobie, ancora una volta attaraverso discorsi palesemnente strumentalizzati: «Passerà in Italia la legge che vuole chiudere la bocca a chiunque non appoggi la teoria di genere, i matrimoni e le adozioni gay, la quale per assurdo non permetterà agli ex omosessuali di potersi raccontare? Non potranno dare giudizi sul loro passato perché risulterebbero omofobi o istigatori di omofobia? Sostieni la lotta contro questa legge!».
Sul sito (e nell'immancabile pagina Facebook) vengono così raccolte le testimonianze di chi dice di essere diventato etero grazie a Santa Romana Chiesa. Tutte storie curiosamente simili, in cui l'omosessualità viene associata a qualsiasi altro tipo di condotta di vita disordinata e da imposizioni della società: «Ho vissuto per 24 anni di vita lontano dalla fede, cresciuto in una famiglia dove mi hanno insegnato a essere sessualmente libero, comunista, che la felicità si otteneva facendo più esperienze possibili, frequentavo rave, discoteche, ho fatto uso di molti tipi diversi di droghe, abuso di alcool» sostiene Simone. «Eravamo convinte di essere "nate omosessuali" e vivevamo nella certezza d'essere nel giusto perché era la nostra natura. O almeno così ci ripeteva la tv» è la versione di Anna. «Fino a tre anni fa pensavo che la vera felicità la potevo vivere solo così: con gli amici a fumare canne tutti i giorni, andare in discoteca ad ubriacarmi o peggio, e nello sfruttare sessualmente gli altri», sostiene Marco.
In un Paese dove la televisione non parla di omosessualità se non in presenza di un contraddittorio, in cui non si possono leggere libri con storie gay senza essere denunciati, in cui l'insulto è all'ordine del giorno e i diritti del tutto assenti, è assurdo sostenere che si possa pensare che la gente sia omosessuale perché ammaliata da quella situazione. Eppure questo è quello che viene spacciato.

Ma le testimonianze (o presunte tali) non si fermano qui e c'è chi spiega i motivi della propria "guarigione". Anna, ad esempio, racconta che «Mi sono bastate essenzialmente due cose: scoprire e capire cosa c'è dietro il piano massonico satanista dell'omosessualizzazione e, conseguentemente, ritrovare la Fede che avevo perso/rinnegato 20 anni prima. Non posso far altro che Ringraziare che in questo percorso si è accostato proprio Marco, il mio attuale fidanzato, e spero futuro marito, che è stato il mio salvatore, nel senso che ha riportato Gesù nella mia vita e che ha avuto la pazienza di supportarmi e sopportarmi durante le crisi di fede e di identità che dopo anni di menzogne mi sono trovata ad affrontare».
Lo scopo? A spiegarlo è forse Adamo (uno degli utenti) che scrive: «Ringraziamento a chi ha avuto l'idea di questa iniziativa perché i giovani che cercano informazioni, quando sentono arrivare le prime attrazioni omosessuali, trovano una sola risposta bell'e pronta che propone la completa accettazione di se stessi attraverso l'identificazione con le proprie emozioni. Incoraggiamento a chi si sente intrappolato in sensazioni e comportamenti che non vorrebbe avere». Insomma, diamo dei malati a chi ha dei dubbi così li costringeremo a rinnegare le proprie pulsioni o, in alcuni casi, spingendoli al suicidio o ad atti di autolesionismo.

Se da un lato la presenza di termini comuni nella propaganda anti-gay condotta da alcune associazioni cattoliche e da movimenti di estrema destra potrebbe lasciar ipotizzare ad una possibile omofobia interiorizzata, dall'altro va notato come i racconti abbiano spesso strutture simili e come l'anonimato di testimonianze del tutto anonime (se non per un nick che chiunque potrebbe inserire) non possano essere riprova di un qualcosa di vero (anche se il ragionevole dubbio di un falso non mancherà di permettere a qualcuno di utilizzare quel materiale per sostenere che una lotta ai diritti dei gay sia condotta in "difesa dei bambini"). Da sottolineare, però, è come la notizia della creazione del sito sia stata riportata da vari organi di informazione nazionali, molti dei quali pronti a presentarlo come se fosse un'iniziativa seria.
Quasi impossibile appare anche capire chi ci sia dietro quel sito. Da una ricerca sul dominio si riesce solo ad accedere al nome di uno sviluppatore bergamasco di origini arabe e a quello che appare un indirizzo di una villetta di Gazzanica (in provincia di Bergamo). Nell'ipotesi in cui quei dati appartengano solo alla persona a cui è stato commissionato lo sviluppo, il mandante appare anonimo come i le testimonianze pubblicate.
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