Al Meeting di Rimini si parla di nuovi diritti, ma qualcuno premette che è solo per combatterli


Nonostante dal 2002 sia finanziato con oltre 2 milioni di euro pubblici, il Meeting di Rimini è un evento privato organizzato annualmente da Comunione e Liberazione come occasione di incontro e di pressione sulle politiche statali.
Tra i vari incontri in programma, ha fatto scalpore quello intitolato: «Il rovescio del diritto: i nuovi diritti». Per la prima volta in un contesto ciellino, qualcuno ha osato pronunciare parole impronunciabili come «diritti», «nuovi diritti», «diritti sociali» e  persino «diritti civili». Una cosa mai successa. Ancor più se si considera come il relatore abbia osato affermare che «Non dobbiamo imbracciare l'arma dei divieti, ma bisogna riportare il dibattito su ciò che la retorica dei diritti oscura: i costi, non solo ma anche quantitativi» o che «L'errore di noi cattolici è tradurre interamente la morale in diritto».
Parlare di un'apertura ai diritti gay appare sicuramente inadeguato, così come gli organi di stampa ciellini (anch'essi finanziati con denaro pubblico) si sono affrettati a sottolineare. Sull'immancabile Tempi il punto di vista propinato ai lettori viene chiarito già dal titolo: "L'inganno dei nuovi diritti, il ruolo della legge e la posizione cattolica. Ma i relatori si dividono su come dare battaglia". Insomma, si premette che i nuovi diritti siano un «inganno» e che sia necessario «dare battaglia».
Nell'articolo la questione viene poi riassunta con un «del matrimonio gay», «non bisogna preoccuparsi troppo» né cercare di impedirli con la legge, «perché è una dimensione in cui la testimonianza e l'esempio sono più forti di una battaglia giuridica», «la vera battaglia da fare subito è quando i diritti mostrano la loro faccia feroce e impediscono, ad esempio, l'uso di alcuni termini perché connotati dal genere». Qui «c'è una invasione della libertà e allora bisogna difendersi perché quando il diritto impedisce la libertà, diventa illegittimo. Altra cosa invece è una legislazione secolare che non impedisce la mia libertà fino in fondo».
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