Il sedicente psicologo che vuole curare sé stesso


Caso vuole che l'anonimato di Internet abbia portato alla comparizione di una serie di personaggi che vantano titoli accademici che paiono incompatibili con le loro affermazioni. Dopo la sedicente psicologa che cercava adepti per importare in Italia le ronde anti-gay dell'ultranazionalista russo Maxim Martsinkevich, ecco arrivare un personaggio che si definisce «uno psicologo con pulsioni omosessuali indesiderate».
Anche in questo caso il nome appare inventato, non esistono foto ed ovviamente non esiste alcuna iscrizione all'albo degli psicologi nonostante si sventoli quel titolo accademico. Allo stesso modo appaiono evidenti i collegamenti con i siti omofobi che puntualmente intervistano tutti questi personaggi, i messaggi parlano di Luca Di Tolve quasi lo si conoscesse e non manca persino la ripubblicazione di materiale proveniente da altri personaggi che forse non sono mai esistiti (come Eliseo del Deserto).
All'appello non mancano i messaggi a sostegno dei vari Giuristi per la vita, della Manif Pour Tous e delle Sentinelle in piedi, con tanto di affermazioni in cui si sostiene che «molti omosessuali che mi scrivono alla mia pagina Facebook appoggiano questi movimenti e partecipano alle manifestazioni» (un'affermazione che appare come un vero e proprio tormentone di certi movimenti nonostante sia stata provata l'esistenza di loro sostenitori che si dichiarano gay pur senza esserlo).

Tornando al nostro sedicente psicologo, l'uomo sostiene che il suo titolo accademico gli conferisca il diritto di sostenere che le tesi scientifiche che riguardano l'omosessualità siano tutte false e che l'orientamento sessuale sia da ritenersi «un adattamento», ossia. «è il miglior modo per vivere che sei riuscito a trovare, districandoti tra le gioie e i dolori della vita. È un agglomerato di difese e coccole, resistenze e rigidità, carenze d'affetto e autoconsolazioni. Il migliore che sei riuscito a tirare fuori».
Da amante nel cercare nuove definizioni alle parole, Wundt sostiene anche che «la famiglia è un'istituzione importante che nasce nella notte dei tempi e non nasce come culla di "amore e rispetto reciproco", ma per "dare la vita"» e che «la Famiglia riconosciuta e proposta dalla Costituzione rimane quella naturale, quella cioè che ha tutte le caratteristiche per garantire il compito essenziale della procreazione e crescita sana dei figli». Poco chiaro è perché mai un dottorato in psicologia dovrebbe conferirgli credibilità giuridica in una definizione che renderebbe incostituzionali anche tutte le famiglie eterosessuali che non hanno figli.
Ben presto l'uomo spiega anche come tutte le sue convinzioni non abbiano alcun fondamento scientifico ma siano riconducibili a presunte convinzioni religiose. «La Chiesa -dice- attraverso i suoi ministri e i fratelli nella fede ha sempre accolto la mia difficile condizione. Ha sempre additato il mio peccato, ma con l'amore di una madre che vuole la mia felicità. La Chiesa non ha mai messo in dubbio il sentimento che guidava le mie scelte di vita, ma con amorevolezza cercava di indicarmi che non bastava il mio sentimento di "amore". Per costruire un progetto di vita solido e duraturo non era sufficiente la mia passione, il mio slancio... dovevo affidarmi e fidarmi della sapienza e conoscenza di chi è venuto prima di me e conosce le pieghe dell'esistenza meglio di me». Ed anche il suo attivismo anti-gay dipenderebbe da una motivazione religiosa: «Tanti anni fa -scrive- ho promesso a Dio che se mi avesse tolto dalla palude delle pulsioni omosessuali indesiderate avrei offerto la mia vita a Lui come una piccola missione al servizio dei ragazzi che soffrono per l'omosessualità egodistonica».
Se la psicologia considera l'omosessualità «come un naturale comportamento sessuale umano», come potrebbe mai essere un vero psicologo chi la definisce come una «difficile condizione»?
Non sarà forse l'ennesimo tentativo di costruire personaggi che si definiscono omosessuali in modo che le loro parole possano essere riportate sostenendo di non essere omofobi dato che è un gay a sostenere tesi simili?


A voler poi sparare sulla croce rossa, una riflessione potrebbe essere dedicata anche alle fonti "scientifiche" citate da quello che sostiene di essere «uno stimato professionista». Per spiegare le origini dell'omosessualità, ad esempio, Wundt sceglie di citare gli scritti di Joseph Sciambra, un finto ex-pornoattore gay capace di sostenere che «il sesso anale libera rare entità demoniache nel mondo». Insomma, un personaggio che apparirebbe più adatto al ruolo di paziente che a quello di divulgatore scientifico. Eppure è proprio lui che viene citato per spiegare una teoria così curiosa da meritare una citazione integrale:

Nella pornografia gay, uno dei di più vecchi scenari è la scena padre/figlio, detta anche daddy scene: di solito rappresenta un uomo più maturo che ne seduce uno più giovane. Talvolta, vi sono ambigui riferimenti ad una relazione incestuosa tra padre e figlio, zio e nipote, o tra fratelli, uno più grande e uno più piccolo. All'interno della cultura pop, questa verità lapalissiana ci riporta direttamente ai primi romanzi pulp gay degli anni '50 e '60; erano le prime manifestazioni della moderna industria del porno gay.
Uno dei primi film porno gay che ho visto fu un video degli anni '80 "Chip off the old block" (Tale e quale al padre), che racconta un'anomala gita in campeggio, a cui partecipa un gruppo di papà con i loro figli. Durante questo weekend, tutti partecipano a svariati rapporti sessuali.
Con l'esplosione del porno negli anni '90 e 2000, il grande gruppo di uomini desiderosi di accedere al mondo della pornografia, compresi quelli oltre i 50 e anche 60 anni, hanno ampliato il sottotesto dell'incesto; proporzionalmente, vi fu anche un'ondata di ragazzi molto giovani, molti di soli 18 anni, che entrarono nell'industria della pornografia.
Purtroppo, i vecchi ottuagenari e gli adolescenti novellini vengono spesso accoppiati.
E proprio come il porno eterosessuale svilisce e distorce l'atto coniugale tra un uomo e una donna, il porno gay corrompe l'ordine divino prestabilito tra padre e figlio.

Che cosa ha a che fare questa ossessione del sesso intergenerazionale con le origini dell'omosessualità?
Come ho scritto nel mio libro, molti, se non la grande maggioranza, degli uomini gay che ho conosciuto erano tormentati da una mancante o incompleta relazione con il loro padre. Questo crea un subconscio desiderio di amore e accettazione maschile. Tale ferita assai reale viene in seguita malinterpretata, o manipolata da altri, come omosessualità.
Allora comincia la ricerca del definitivo amante che magicamente farà scomparire tutto questo dolore.
Tragicamente, questo non succede mai.
Un amante segue l'altro, finché ad un certo punto ce ne sono troppi da contare.
Il porno gay alimenta questa angoscia per la figura del padre producendo costantemente un rifornimento senza fine di sogni erotici ad occhi aperti che dipingono in modo falso coppie deformate di padri protettivi e affezionati con i loro figli bisognosi e alienati.
È un circolo vizioso che viene recitato anche nel mondo gay "reale".

Dinnanzi a chi è pronto a citare una simile cozzaglia di generalizzazioni strampalate le tesi sono due: o questo personaggio non è uno psicologo, o ci sarebbe da aver paura all'idea di un paziente che dovesse finirgli fra le mani. Certo è che l'Ordine degli Psicologi dovrebbe iniziare ad intervenire per salvaguardare il buon nome di una professione dinnanzi a persone che osano (o millantano) un titolo accademico per sostenere tesi incompatibili con il loro ruolo.


In un altro post Wundt pare arrampicarsi sugli specchi nel carcere di trovare un qualcosa di morboso con cui sostenere che l'omosessualità sia una sorta di malattia e scrive:

Nessuno ti ha mai raccontato che l'omosessualità è stata tolta dai manuali diagnostici per alzata di mano. E che la cosa era talmente assurda e poco giustificabile dal punto di vista scientifico, che hanno dovuto scendere al compromesso di mantenere almeno l'etichetta di omosessualità egodistonica.
Perché in fondo lo sanno benissimo che noi esistiamo, che esiste una buona fetta della popolazione omosessuale che non accetta queste pulsioni.
E sai una cosa? Gli attivisti gay -perché sono loro che con una potente lobby hanno fatto tutto questo- non potendo negare la nostra esistenza, hanno pensato bene di celarla dietro alla più generica etichetta di "orientamento sessuale egodistonico", come se fosse una cosa che può riguardare anche gli eterosessuali.
Ora: tu hai mai conosciuto un eterosessuale che prova disagio rispetto al suo orientamento sessuale e che desidera diventare omosessuale? Io no.

Al di là del patetico riferimento ad una presunta «lobby gay» (per non parlare dell'incommentabile domanda finale, ndr), l'uomo pare ignorare che l'omosessualità ego-sintonica è stata cancellata dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali nel 1980 e sostituita con l'omosessualità ego-distonica, anch'essa poi cancellata nel 1987. Davvero un personaggio che si presenta come «uno stimato professionista» potrebbe ignorare ciò che si può facilmente appurare anche solo leggendo Wikipedia? E se per assurdo volessimo prendere per buono ciò che dice, come sarebbe mai possibile che chi si attribuisce quella che definisce una malattia mentale poi voglia sostenere di essere in grado di occuparsi dell'accettazione verso sé stessi di altre persone? Se uno non è in grado di accettare sé stesso, difficilmente potrà aiutare altri a farlo (sarebbe un po' come se una persona con impulsi omocidi volesse risolvere il suo problema rivolgendosi a Jack lo squartatore, ndr).
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