Amato a TV2000: le scuole cadono a pezzi perché lo stato spende tutte le risorse per l'indottrinamento gender


A quanto pare anche TV2000, la televisione dei vescovi, ha deciso di scendere in campo per dare voce all'integralismo cattolico. Il tutto ha avuto luogo lo scorso giovedì, quando l'ospite nello studio del l'approfondimento "giornalistico" ha visto la partecipazione di Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita. Inutile a dirsi, praticamente ogni argomento trattato si è immancabilmente tramutato in un'occasione per una propaganda anti-gay verso quello che Amato e l'accondiscendente conduttore definiscono «indottrinamento gendeger».
Ed è così che si è parlato di scuole libanesi gestite da Scuole e per Amato è stata l'occasione per sostenere che «lì una libertà c'è, da noi comincia a non profilarsi: vogliamo parlare dell'indottrinamento gender nelle scuole?». Si è parlato di crolli dovuti all'incuria nelle scuole pubbliche ed Amato non ha tardato ad affermare che «bisognerebbe vedere come vengono spesi i fondi per la scuola. Perché i soldi che vengono spesi per questi corsi di indottrinamento sul gender. Perché si trovano fondi per queste iniziative e non si trovano per la struttura».
Amato non ha mancato neppure di indicare l'esempio di un bando costato 450mila euro, peccato che una cifra simile appare decisamente ridicola se se paragonata all'1,25 miliardi di euro che vengono annualmente spesi per pagare gli stipendi agli insegnanti di religione (e allora perché non togliere loro per pagare i restauri?). Allo stesso tempo è curioso che a sostenere una tesi simile sia un personaggio che ha scritto una proposta di legge volta a chiedere un maggior finanziamento delle scuole paritarie, soprattutto considerato come l'applicazione si una simile ipotesi non farebbe altro che rimuovere ulteriori risorse alla scuola pubblica.
L'avvocato si è lanciato anche nei suoi consueti attacchi denigratori nei confronti dei libretti stampati dall'Unar, sostenendo che al loro intero si affermerebbe che «l'omofobia si ricava da quattro criteri: credere ciecamente nei precetti religiosi è omofobia, credere che l'omosessualità è un peccato è omofobia, credere che l'unica attività lecita è quella aperta alla vita è omofobia». Al di là dell'aver preannunciato quattro regole per poi citarne solo tre, la semplificazione pare modificare di molto il senso di frasi orientate a condannare il bigottismo e ignoranza il tutto forse al solo fine di ottenere facile consensi dinnanzi ad un pubblico palesemente incline ad identificarsi in ciò che lui definisce debba essere ritenuta omofobia (per altro con discrepanze persino ai precetti del Catechismo, nei quali si dice chiaramente che l'omosessualità in sé non può essere ritenuta un peccato).
Parlando della Morte di Ferreno, Amato ha scelto di divagare e di scagliarsi contro Guido Barilla che «ha dovuto chiede scusa al mondo se contrario all'adozione dei bambini da parte dell coppie gay e si è piegato alle lobby omosessualiste» (in realtà Barilla disse di non voler rappresentare famiglie gay nei suoi spot e non parlò mai di adozioni, ndr). Il presidente dei Giuristi per la vita ha anche aggiunto che «Ferrero non l'avrebbe mai fatto», inevitabilmente mettendo parole mai pronunciate nella bocca di un uomo morto che non potrà difendersi da una simile diffamazione.
Ed ancora, prendendo spunto da un servizio su De André e i Nomadi, Amato ha sostenuto che che che «l'uomo oggi ha assunto il capriccio di fare quello che gli pare e di essere chi mi pare. L'uomo ha smarrito la sua identità. Non sa più se è maschio o femmina. Questa follia del gender. Ed ogni volta nella storia dell'umanità in cui l'uomo tenta di sostituirsi a Dio, crea mostri».
In conclusione ha lanciato l'affondo finale, asserendo che il Santo Padre gli abbia fatto un grande regalo legittimando il suo continuo ricorso a termini nazisti per parlare delle associazioni per i diritti gay. Secondo Amato, infatti, sarebbe stato proprio Bergoglio a scegliere la definizione di «gioventù hitleriana».

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