Uno degli uomini arrestati in Egitto tenta di darsi fuoco: «La mia vita è diventata un inferno dopo l'arresto»


Lo scorso dicembre una conduttrice televisiva egiziana fece arrestare 26 uomini accusandoli di «dissolutezza» a causa di presunti rapporti omosessuali che sarebbero occorsi all'interno di un hammam. L'arresto venne trasmesso in televisione, così come i volti delle persone coinvolte.
Il tribunale assolse e rilasciò tutti gli imputati, peraltro solo dopo averli obbligati a subire umilianti test medici volti a verificare che non avessero avuto rapporti sessuali con altri uomini. Ora una delle vittima ha cercato di darsi fuoco, lamentando come la sua vita sia divenuta un vero e proprio infermo dopo quell'arresto.
«Sin dall'inizio la gente ha iniziato ad attaccarmi con sguardi e parole -racconta- anche i miei parenti e i amici hanno iniziato a concentrarsi sui miei movimenti. I miei fratelli insistono per seguirmi ovunque vada, ormai ho perso la mia libertà».
Il suo tentativo di suicidio è fortunatamente fallito, anche se è stato ricoverato in ospedale per gravi ustioni riportate alle mani e alle gambe. Per il suo tragico gesto incolpa la giornalista che si è personalmente occupata di guidare il raid e di riprendere i volti degli arrestati: «È lei che mi ha fatto tutto questo -dice- è lei la ragione per cui ho compiuto questo gesto».
L'omosessualità non è illegale in Egitto anche se le leggi che criminalizzano la «depravazione» sono spesso utilizzate proprio per criminalizzare i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso.
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