ProVita torna a scagliarsi contro l'Agesci, accusandola di «apertura all'omosessualismo e al gender»


Dal 10 al 12 settembre 2014 l'associazione ProVita partecipò ad un forum organizzato a Mosca dalle principali realtà omofobe del pianeta. Dinnanzi alla corte di Putin portarono il tema di quello che loro chiamano «apertura all'omosessualismo e al gender» da parte dell'Agesci, l'associazione guide e scout cattolici italiani.
Ad agosto, infatti, l'associazione diffuse un documento in cui si prendeva una netta distanza dalle posizioni più integraliste della Chiesa nei confronti di divorziati e famiglie omosessuali. Anzi, nell'occasione si lanciò anche un appello alla Chiesa stessa, invitandola ad una riflessione su posizioni che non venivano ritenute coerenti con gli insegnamenti del Vangelo.
Immediata fu la controffensiva di ProVita che avviò una vera e propria macchina del fango: ad agosto diedero voce a chi li criticava «per una scarsa ortodossia nelle questioni liturgiche» e a dei presunti capi che avrebbero «preso le distanze» dal documento, ad ottobre puntò il dito contro i i vertici dell'Agesci «che hanno lasciato invariato il contenuto fortemente omosessualista», a novembre si è sostenuto che gli scout abbiano una «enorme confusione circa le grandi questioni della vita, come famiglia, fede, amore». Si è pure tirato fuori dal cappello la posizione critica di Edo Patriarca, da loro definito «una delle voci più autorevoli nel mondo dello scoutismo» anche se ci sarebbe proprio da chiedersi quale autorevolezza possa avere l'opinione sul tema di una persona che partecipa insieme ad Eugenia Roccella ai convegno organizzati da Alleanza Cattolica contro quello che in quel mondo amano definire «idologia gender».
Tutto questo pare volto a sostenere che ci sia un dibattito su qualcosa che non è in discussione: l'Agesci non è la Chiesa e il volere di qualche vescovo non è un ordine per i sottoposto. La Carta nazionale in cui invitava la Chiesa a rivedere le sue posizioni più integraliste è il frutto del lavoro di migliaia di ragazzi e la struttura stessa dell'organizzazione impedisce che un qualche vertice possa cambiare un anno di lavori e di dibattiti che hanno coinvolto ogni singolo membro dell'associazione (nonostante il giallo di Radio vaticana che va in giro a dire che l'Agesci è parte del comitato omofobo guidato da Alleanza Cattolica).

Eppure negli ultimi giorni ProVita è tornata a sputare veleno contro gli scout, accusandoli di «mentalità ideologizzata e politicamente corretta aperta all'omosessualismo e al gender».
Ancora una volta, come consuetudine delle loro campagne propagandistiche, si siosteiene che «molti hanno preso le distanze da quel documento» anche se nel «molti» parrebbero rientrare solo loro. Tant'è che non hanno trovato nulla di meglio che dare voce ad «alcuni ex capi scout/genitori ora appartenenti ad un gruppo famiglie dell'Emilia Romagna. Terminato il servizio come educatori, continuano a vivere un cammino di fede come comunità di adulti insieme alle loro famiglie, sempre richiamandosi ai valori dello scoutismo».
Già qui si è di fronte ad una contraddizioni in termini. Lo scoutismo si basa sul concetto di fornire una serie di esperienze che possano formare una proposta educativa da proporre ai ragazzi, nell'ottica di creare persone libere che sappiano decidere e scegliere la propria strada. Il fondatore stesso invitava «a guidare da sé la propria canoa» perché «la differenza è che tu guardi dinnanzi a te e vai sempre avanti, altrimenti non puoi guardare e dove vai e ti affidi al timone tenuto da altri e perciò puoi cozzare contro qualche scoglio». Come si può dunque sostenere di volersi affidare ai valori dello scoutismo se li si nega alla base? Il sostenere che la famiglia abbia il ruolo di indottrinare i ragazzi senza che possano avere confronti con i coetanei a scuola (si veda la lettera al Presidente della Repubblica di ProVita) o nello scoutismo non è compatibile con i valori proposti da Lord Baden-Powell. E, che agli omofobia piaccia o meno, la struttura stessa dell'associazione prevede che il parere espresso dai preti all'interno delle comunità capi valga uno, proprio per garantire indipendenza dalla Chiesa in termini di decisioni.

La lettera poi proposta ha del ridicolo. Il giornale la presenta come un appello di persone «preoccupate per la deriva individualista e relativistica e la grande superficialità con cui si affrontano i temi etici fondamentali come la famiglia, le convivenze, il divorzio e l'omosessualità». In realtà la lettera pare mettere subito in chiaro che il reale problema sia la mancata sudditanza dell'Agesci al volere della CEI «nonostante la propria dichiarata appartenenza ecclesiale e il cammino che pure ha compiuto nei quattro decenni dalla sua costituzione». Insomma, se a Ruini i gay stanno sulle scatole, l'Agesci deve necessariamente discriminarli anche se il cammino di fede di tutti i suoi aderenti li ha portati a ritenere che la Chiesa sia in errore nel sostenere quelle posizioni. Punto.
Il tutto è stato pubblicato su un sito anonimo che afferma di essere stato aperto con l'unico scopo di «far conoscere e diffondere le preoccupazioni che la Carta del Coraggio». Per farla breve, si tratta di una rimostranza che non ha trovato supporto all'interno dell'associazione e che quindi che si vuole imporre con violenza attraverso proclami rilanciati da realtà ultra-conservatrici sempre pronte ad offrire supporto all'omofobia.

La posizione di ProVita non solo pare giungere da chi non abbia la più pallida idea di cosa sia lo scoutismo, ma rappresenta anche un vero e proprio insulto alla storia dell'associazione. Per volere di Mussolini, il 24 gennaio 1927 Papa Pio XI dichiarò sciolto l'ASCI e 9 aprile 1928 lo scautismo fu dichiarato soppresso dal Consiglio dei ministri. Se ai tempi gli scout avessero seguito il volere della Chiesa, tutto si sarebbe concluso lì. Eppure c'è chi si oppose e diede vita alle Aquile Randagie, un gruppo illegale che contribui alla vittoria della resistenza e che alla fine del fascismo contribuì a rifondare l'Associazione Scout Cattolici Italiani. Perché mai un gruppo nato dal dissenso e a dalla lotta alle discriminazione ora dovrebbe rinunciare a quell'autonomia che gli ha permesso di poter camminare a testa alta nonostante gli imbarazzi vaticani per il silenzio dinnanzi ai crimini del fascismo?
Intollerabile è poi chi afferma che il cristianesimo debba essere ritenuto un sinonimo di odio, dove la propria fede viene misurata sulla base di quanto male si sia riuscito a fare agli altri. Se il cristianesimo riuscirò a sopravvivere alla vergogna di chi lo sta utilizzando come giustificazione ai propri pregiudizi, sarà solo grazie ai giovani che chiedono un messaggio d'amore universale da cui nessuno deve essere escluso (divorziati ed omosessuali compresi).
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